Marco Carabelli: l’evangelista dell’aria in faccia

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Il Pinocchio che c’era una volta non c’è più da un pezzo. Il bambino uscito da quel burattino è diventato grande e a scuola non ha avuto nessun strascico dei problemi del Pinocchio raccontato da Collodi. Pinocchio adesso è Marco. Geppetto, Mastro Ciliegia, è ancora il suo papà al quale la rinascita del figlio ha regalato un bonus di un bel po’ d’anni riportandolo indietro nel tempo e quindi di nuovo giovane e attraente tanto da far innamorare la Fata Turchina, riscrittasi all’anagrafe come Chiara, ultima tessera di un puzzle che vive felicemente a Mornago in provincia di Varese. A Marco, di Pinocchio è rimasto solo il fisico magrissimo e il naso, non lungo ma affilato.marco-carabelli-bn
A lui amici e ragazze non mancano e l’azienda del papà, l’antica falegnameria diventata una fabbrichetta di minuteria meccanica, è lì che l’aspetta per il dopo università.
Unici assenti rispetto alla vecchia storia, che resta il libro più venduto al mondo dopo la Bibbia, sono Lucignolo e il Grillo Parlante. Invece, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe di eredi ne hanno in giro anche troppi.
Nella casetta di Mornago la vita scorre via felice ma come si sa, la fortuna è cieca mentre la sfiga ci vede anche troppo bene.
Classica festa tra studenti liberatisi dal macigno dell’esame di maturità, classica allegria e classico rientro all’alba. Per Marco l’ultimo passaggio è fatale.
Macchina fuori strada e vita appesa ad un filo. Un filo questa volta non tenuto in mano da Mangiafuoco ma da qualcuno più buono e più in alto di lui. Giorni bui a casa di Mauro e Chiara. Le domande sono quelle di ogni altro genitore che si ritrova a vivere lo stesso dramma: se vivrà, come vivrà?
I giorni non passano invano. Abbastanza per eliminare il “se vivrà” ma non per il “come vivrà”. Vedendo Marco nel letto d’ospedale a Mauro e Chiara i pensieri tornano a Pinocchio, un burattino. Ma se un pezzo di legno non può avere grandi qualità un bambino diventato uomo si. Marco stacca il tubo che gli ha salvato il respiro per attaccarsi alla vita.
In piedi non potrà più stare ma da sdraiato il mondo non lo vede come vorrebbe.
Trova un buon compromesso, lottando per mettersi seduto. E si siede.
A Mauro e Chiara piuttosto che perderlo va bene così. A lui pure ma giorno dopo giorno il morale va sotto le ruote della carrozzina ed il fantasma della solitudine cammina avanti e indietro davanti al cancello di casa sua.
Mauro vede sempre più nitida l’ombra del burattino sul muro.
Ed è lì, guardando il muro, che ritrova chi pensava di aver perso per sempre perché la storia narra che finì i suoi giorni schiacciato dal martello tiratogli da Pinocchio stanco di ascoltare i suoi saggi consigli: il Grillo Parlante. “Mauro – gli dice il Grillo – prendi sto ragazzo e portalo fuori.

Cerca un’occasione dove Marco possa capire come può rinascere”.
In realtà il pensiero nella testa di Mauro c’era già da tempo ma l’indicazione del vecchio amico lo convince e l’occasione è lì a due ore di macchina da casa: Paralimpiadi Invernali Torino 2006.
“Ma cosa vengo a fare? – chiede Marco al padre – io sciavo e alla grande ma in piedi! Cosa me ne frega di quattro poveretti che sciano in qualche modo, ammesso che si possa dire che sciano”.
Mauro è determinato sul da farsi e quindi la domanda del figlio gli scivola via senza lasciar traccia. I due arrivano al Sestriere. Giornata magnifica, scenario di più.

Dal cancelletto di partenza escono i primi concorrenti.
“Alla faccia dei poveretti! – butta lì Marco – questi sciano per davvero e vengono giù come la grandine!”.
Mauro sorride. Arrivare fin lì serviva e stava facendo il suo effetto.
“Si va beh ma qui va a finire che se anche dovessi pensare di riprovare a sciare l’unico poveretto sarei io”.
Pensieri a voce alta quelli di Marco che arrivano al vicino di posto in tribuna.
“Vuoi provare?”, gli dice il tipo girandosi verso di lui. Marco si gira con uno sguardo della serie “ma un piattino di affari tuoi no?”, ma le parole gli si bloccano in bocca.
Anche il tipo si è bloccato con la bocca semiaperta.
Gli occhi dei due si fondono gli uni negli altri. Quegli occhi si sono già incrociati molto tempo prima, quando i due ragazzi si guardavano terrorizzati perché ad entrambi erano cresciute orecchie d’asino.
“Lucignolo!” sussurra Marco. “Pinocchio!” risponde inebetito il tipo.
Scatta un abbraccio come solo due fratelli si sanno dare.
Guardando la scena Mauro piange come tutti gli spettatori di “Carramba che sorpresa” e “Cè posta per te” messi assieme, ma sono lacrime di gioia. “Come ti chiami adesso amico mio?”, chiede Marco.
“Mi chiamo Nicola e abito a Daverio, in provincia di Varese”.
Beh, ma allora la Fata Turchina che sopravvive in Chiara ci ha messo del suo! Mornago e Daverio sono distanti un respiro. Ma guarda te se i due dovevano ritrovarsi al Sestriere per tornare ad essere utile l’uno all’altro visto che Nicola è un maestro di sci e lavora in una azienda di ausili ortopedici.
Non c’è niente da fare, le favole che si ascoltano da bambini, diventando grandi volano via ma prima o poi ritornano. I due non si mollano più. Resta il fatto che Marco è tetraplegico e Nicola è abituato a ben altri allievi. Marco scopre il guscio del monosci.
Già sistemarsi dentro è una bella tortura. Poi Marco cerca l’equilibrio e cade.
Poi Marco cerca di scivolare e cade. Marco allora si avventura dalle parti dello skilift e ancora una volta cade. Nicola non è tenero con l’allievo e fa bene. Si perché Marco lo manda a quel paese scaricando rabbia e delusione, trattenendo in corpo solo volontà e determinazione. Nostro Signore cadde tre volte ma alla fine arrivò, purtroppo per lui, in cima al Calvario da dove comunque dopo tre giorni resuscitò per salvare tutti noi.
E’ cosa buona e giusta come la perseveranza di Marco a non mollare ogni centimetro conquistato con sforzi e fatica che nessun sindacato avrebbe mai permesso.
Giorno dopo giorno, caduta dopo caduta, Marco è arrivato a risentire l’aria in faccia.
Se il Pinocchio di Collodi finì bene, la favola di Marco ancora meglio. Si perché oggi Marco non solo scia da solo ma può scegliere dove, quando e con chi andare a sciare perché nel frattempo ha preso la patente e guida una macchina tutta sua con comandi che neanche Diabolik poteva immaginare. Comandi al volante e vocali, arrivando al posto di guida direttamente da terra grazie ad una pedana mobile.
Vederlo salire in macchina e ripartire verso casa è lo show più apprezzato dagli scolari di ogni scuola dove Marco racconta la sua storia e tutte le opportunità per una persona con disabilità di praticare una o più discipline sportive.
Il Pinocchio che c’era una volta adesso non c’è più davvero.
In una casa in provincia di Varese, con Mauro e Chiara vive Marco, l’evangelista dell’aria in faccia.