Dalla sua cima più alta “l’uomo con le ali” ha guardato felice una giornata fantastica. Il merito e di sua figlia Xania che l’ha consolato virtualmente per il suo cruccio di sempre: quello di non aver avuto maestri in grado di capire la sua condizione fino in fondo: “chi ha due gambe non può insegnare a chi ha una gamba”, diceva Oliviero Bellinzani. Sulla palestra di roccia del Cinzanino, a picco sul lago Maggiore in una Maccagno illuminata ma soprattutto scaldata dal sole, sono arrivati in tanti, amici e non di Oliviero, per imparare ad arrampicare, con due mani o una, con due gambe o una, comunque con, nessuno senza.
“Il mio papà sarà contento – dice una raggiante Xania Bellinzani appena sganciato il moschettone al termine di una salita/fiscesa bendata!- L’idea di questa giornata è nata l’anno scorso grazie al Cai di Luino. L’incontro con la Guida Alpina Michele Maggioni, amputato trans tibiale, ha fatto il resto. Michele era alpinista prima dell’incidente stradale che gli ha tolto una gamba ed ha fortemente voluto 
Il tuo papà ha dovuto necessariamente inventarsi tanto per arrivare a quanto ha voluto e fatto. Oggi la presenza di Guide amputate e non solo sono una bella garanzia per chi vuole avvicinarsi all’arrampicata o comunque all’andar per montagne.
Nella giornata dedicata all’uomo con le ali, Michele Maggioni sottolinea uno dei tanti significati di iniziative come quella sulla parete del Cinzanino.
“La vera montagna da scalare rimane quella del pregiudizio – risponde Maggioni – i genitori devono entrare nell’ottica che i propri figli con o senza una disabilità hanno in loro tutte le potenzialità per arrampicarsi e molto altro. Lo stesso vale per una guida alpina che non deve farsi condizionare da chi si ritrova di fronte per condividere un percorso. Tutti possono fare tutto, senza schemi preconfezionati, steccati o categorie”.
Un consiglio a chi vuole iniziare
“Rispetto al passato, come del resto fece Oliviero che iniziò da subito sulla roccia, meglio iniziare in una delle ormai tante palestre attrezzate,  mentalmente aperte all’eventuale disabilità delle persone, perchè sulla plastica l’arrampicata è oggettivamente più semplice. Altro punto di contatto sono le sempre più numerose sezioni del Cai sensibili in questo senso.
Non conosco colleghi non in grado di accogliere chi con qualche pezzetto in meno è affamato di passione per la montagna e così deve essere perchè la montagna è aperta per chiunque la rispetti e la voglia conoscere sotto ogni aspetto”.
