Funziona così. Si prende e si va con in testa il già visto, sentito, provato. Nessuna variante e nel caso soluzione pronta, reazione logica. Poi ancora prima di arrivare subentra qualcosa
Cosa posso portare di mio ma soprattutto cosa si aspettano da me? E gli operatori?
Chi sono sti operatori? Arriveranno con le stesse mie domande in testa o padroni della situazione per quanto leggono e imparano a memoria.
E poi arrivi per riabbracciare chi conosci e presentarti a chi non conosci ma non serve.
Si perchè questi che nel frattempo sono diventati “13 maledetti ragazzi” non vedono o vedono poco, qualcuno vive nel proprio mondo, ma tutti accolgono il tuo odore, ancor prima della tua voce.
Ti vedono molto più di quanto tu possa vedere te stesso e gli altri.
I cinque giorni del camp “Spazio al gesto estate” di Perugia promossi
Beh, sono iniziati per chi è arrivato. Invece, chi li ha pensati aveva sulla schiena mesi fatti di giornate e nottate di sogni, speranze, delusioni, arrabbiature, piacevoli sorprese e frustranti illusioni tra le altre, quella di far arrivare la voce a chi non sente senza essere sordo e non vede senza essere cieco. Illusione testarda perchè è da sempre ben chiaro chi non capisce perchè non vuol capire e quindi non capirà mai. Ma per smaltire le scorie, a chi dedica anima e tempo agli altri basta il momento dell’inizio. Quello in cui chi si conosce si abbraccia con lo stesso trasporto di chi è al primo incontro. Stessa stretta, stesso sorriso, stessa voglia di esserci.
Poco silenzio, tante voci in gara per arrivare più in alto delle altre. Un privilegio esserci. Lezioni uniche. Testa mai ferma anche quando si è seduti.
Fermarsi potrebbe voler dire perdere una lezione come quella che mi regala Paola, cieca dalla nascita con disabilità intellettivo relazionale e cognitiva.
Chi spiega al gruppo una delle attività all’aperto in programma è guidato da ogni buon proposito ma la sua testa è ferma al fatto di aver di fronte 13 ciechi, non 13 giovani.
Quindi ansia.
La spiegazione diventa lunga, con ripartenze, ripetizioni, specifici aspetti tecnici.
Paola alterna sguardi a terra ad altri verso l’infinito.
All’improvviso Paola illumina. Avendo capito poco o niente della spiegazione le chiedo:
“Hai capito cosa dobbiamo fare?”
Lo sguardo di Paola si accende: “Certo!”.
“Ah si? E cosa hai capito?”.
Piccolo movimento della testa all’indietro con un sorriso che rilega la lezione:
“Tocca camminà!”.
Ancora una volta la testa si riempie di un’unica domanda: ”chi accompagna chi?”.
Chi decide per chi? Chi indica a chi? Chi ascolta chi?
Lontano anni luce dai vuoti predicatori del “diversamente abile”, del “siamo tutti uguali”, del “siamo noi i veri disabili”, del “meno fortunati di noi” e del molto altro che la stupidità umana sa esprimere senza risparmio per riposare la coscienza, per scrivere su carta ogni categoria e ogni variante di chi non è categoria e men che meno variante ma semplicemente persona.
Paola, Alessio, Marta, Alex, Thiago, Arianna, Anna Maria, Lorenzo, Alice, Stefano, Naomi, Lisa, Jessica, Davide, sono unici e per chi ha il privilegio di poterli
conoscere e ascoltare diversi tra loro e da chiunque altro.
Per Paola l’orienteering è “tocca camminà”. Serve altro? Certo che si ma intanto cammina. Non star lì seduto a pensare perchè è toccato a te, perchè manca questo, perchè non c’è quello, perchè non mi danno, perchè non posso, perchè non mi fanno, come avrebbe potuto essere se.
Cammina. Anche appoggiato al braccio di qualcuno ma cammina. In piedi, con le stampelle, seduto, con quello che hai, con chi c’è, richiama all’ordine tutto quello che hai e cammina.
Chi per dovere, chi per caso, chi per amicizia, chi per bisogno personale, ognuno con la propria storia, hanno messo in cattedra 13 maestri chiamati, accolti e accompagnati da portatori sani di attenzione per gli altri.
Si può far meglio? Queste ragazze e ragazzi, i loro genitori che cercano porte da aprire, più frequentemente da abbattere, meritano di più e più spesso per combattere la solitudine e liberare sogni, speranze, talenti?
Certo che si può far meglio. Sempre e comunque!
Quindi, non perdiamoci di vista e intanto:”Tocca camminà”…
