Caso Sharapova: ma cosa centra il doping?

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Sono scosso come atleta dalle ultime vicissitudini che stanno interessando la tennista russa Maria Yuryevna Sharapova, risultata positiva a un controllo antidoping in occasione degli Australian Open.
La positività riguarda un farmaco (Meldonium) il cui principio attivo, in origine utilizzato per combattere le ischemie, ha proprietà stimolanti e antifatica.
Le reazioni seguite alla sua confessione sono state ben distinte: le figure istituzionali l’hanno condannata mettendone in dubbio i successi fin qui ottenuti mentre diversi atleti ne hanno preso le difese.
Senza dubbio è molto grave che al livello di una Sharapova e del suo entourage ci si faccia sorprendere dalla modifica dell’ elenco dei medicinali non consentiti.
Però, il passo per considerarla un’atleta dopata è molto lungo e probabilmente azzardato.
Il farmaco era permesso fino a poco tempo fa, a prescindere dalle proprietà che possiede. Quindi, era lecito assumerlo, punto e basta. Un atleta costruisce l’efficacia delle proprie performance allenandosi duramente, preparandosi tecnicamente e mentalmente alla prestazione agonistica. Perché non può assumere sostanze lecite senza poi essere giudicato in quanto dopato?
Il giudizio diventa lecito e sacrosanto da quando questo Meldonium è stato inserito nella lista delle sostanze proibite ma che almeno non lo si estenda al periodo precedente a tale cambiamento. Sta di fatto che la Sharapova subirà una squalifica inevitabile e ineccepibile ma non posso e non voglio credere che 58 finali di tornei importanti delle quali 35 vinte e 5 tornei del Grande Slam su ogni superfice li debba al Meldonium!
Li deve a se stessa, alla sua competitività e bravura tecnica, come deve alle sue distrazioni (e forse del suo staff) questo tonfo mediatico e sportivo.
D’altronde gli atleti a volte subiscono le decisioni riguardanti le sostanze proibite e sta a loro essere precisamente informati. E’ già capitato che pomate topiche che poco hanno a che fare con l’incremento delle prestazioni sportive determinassero squalifiche e sanzioni pesanti. A Varese lo sa bene l’atleta paralimpico Igor Stella squalificato due anni alla Paralimpiadi di Sochi per una pomata che usa da una vita e quindi anche durante la sua attività sportiva in Italia con la squadra di sledge hockey della Lombardia.
Regole chiare e da rispettare, informazioni semplice per far capire.