E’ stata gran festa a Casa Italia, ricavata nell’oratorio ristrutturato dal Comitato Paralimpico che sarà lasciato ai religiosi impegnati nelle attività rivolte ai piccoli in un quartiere tra i più problematici di Rio. I festeggiati erano alcuni degli atleti che hanno riempito di medaglie la settima giornata di Rio 2016. Sul palco col presidente del Cip Luca Pancalli, il presidente della federciclismo Renato Di Rocco, Assunta Legnante, oro nel lancio del peso, Alberto Simonelli, argento nel tiro con l’arco, e la più piccolina che però da stasera è diventata più grande anzi, con al collo la medaglia d’oro del fioretto è decisamente più pesante.
“Questa medaglia è pesantissima e bellissima – risponde la neocampionessa paralimpica Bebe Vio – E’ il segno di una giornata fantastica e al tempo stesso pesante perché negli ultimi giorni non mi sentivo a posto fisicamente.
Mi è salita la tensione e stanotte non ho praticamente dormito. Ho rotto le scatole alla mia accompagna di camera Andrea Mogos e ci siamo messe sul balcone a sgranocchiare pop-corn che penso fossero ancora quelli dell’inaugurazione dei giochi. Oltre a questo ho una ferita al braccio e una spalla malandata ma al momento di cominciare come per incanto m’è rimasta solo la voglia di prendere questa medaglia e di farla mia. Devo ringraziare tutto lo squadrone che mi sta dietro perché mi sopporta e mi supporta tantissimo. Senza questa gente io non sarei l’atleta che sono ma neanche la persona che sono. La mia prima volta in Nazionale l’ho vissuta a quattordici anni. Con loro ho imparato tutto.
Da come si deve vivere la vita a all’impegno nello sport. Per me Simone (Vanni, allenatore di Bebe) e gli altri sono davvero una seconda famiglia.
Una menzione speciale per i fisioterapisti perché con me hanno un gran lavoro.
Una squadra stupenda come stupenda è la mia famiglia che oggi mi da la doppia felicità di essere tutta con me a condividere questa grande gioia”.
Ma tua sorella Maria Sole non era quella che non ha mai voglia di venirti a vedere?
Per la verità anche mio fratello Nicolò tutto sto entusiasmo per la gare di scherma non ce l’ha. Oggi invece ho visto entrambi sfegatati. Papà, mamma, Nicolò, Maria Sole con le bandiere di art4sport! Mi sembrava di averli nella tuta con me.
Una sensazione fantastica. Nel momento più bello della mia vita ho intorno un sacco di gente che mi vuol bene e alla quale anch’io voglio un mondo di bene.”
Ma non solo italiani. Dopo aver fatto un tifo bello tosto quando sei passata sotto le tribune con la medaglia al collo mamme e papà alzavano i bambini come si fa solo col Papa…
“E’ vero è stato bellissimo. Fosse dipeso da me avrei fatto dieci giri del campo.
Ma valevo già rotto il protocollo correndo dai miei sotto la tribuna.
Ad un certo punto sembrava di essere in Italia. Bello tutto davvero.
Ogni stoccata sentivo il boato della gente e mi caricavo. Mi sono ripetuta più volte ”è mia, è mia!”
In semifinale e in finale hai sconfitto le cinesi.
“Eh si, tra l’altro mi sono anche simpatiche ma batterle è sempre un piacere particolare”.
Tra i tanti messaggi non è mancato quello del tuo mito: Jovanotti. Questa volta che canzone hai scelto per caricarti prima della gara.
“Nella notte di vigilia che ho passato praticamente in bianco io ed Andrea ce le siamo sentite tutte. Ma durante la gara canto e ricanto il solito ritornello di ‘Ragazza magica…” infarcendolo di urli ‘ è mia, è mia’, ormai faccio sempre così e visti i risultati continuerò a cantarlo in ogni gara. E’ un antidoto contro la tensione”.
E da domani cosa succede?
Da domani succede che devo recuperare in fretta la giusta condizione insieme alla concentrazione per dare il mio meglio anche nel torneo a squadre. Canto, ricanto e staremo a vedere cosa succederà”.
Ecco che passa il Maestro Simone Vanni. Come si arriva a vivere un’emozione come quella di oggi?
“Con tanto lavoro – risponde pronto il Maestro – Questa medaglia è anche il frutto del duro lavoro fatto non solo con Bebe negli ultimi due anni. Abbiamo prosciugato ogni briciola di energia ma adesso abbiamo spazio solo per tanta felicità”.
Com’è essere il Maestro di Bebe Vio?
“E’ stato bellissimo fin dall’inizio e altrettanto difficile. Bebe è un missile e con lei si va sempre a mille allora e quindi ogni tanto è necessario farla rallentare e questo per lei diventa un problema ma ormai sappiamo come fare. Come atleta era già brava ma adesso sta prendendo sempre più consapevolezza nelle sue qualità e potenzialità. Oltre a questo sta diventando sempre più cattiva, agonisticamente parlando. Più l’assalto si prospetta difficile è più lei si carica e per buttar fuori tutta se stessa”.
Come si ritorna al lavoro in palestra dopo aver vinto una medaglia alla Paralimpiadi?
“Con l’obiettivo di vincerne un’altra”.