Un incontro nella scuola dove ha tagliò il traguardo della maturità per raccontarsi e raccontare il suo mondo fatto di “salutari sconfitte” prima che di gratificanti vittorie.
Per una volta Federico Morlacchi s’è fermato nella sua Luino ritagliandosi una pausa nella sua vita di studente universitario e atleta ormai distribuita tra Monza e Milano.
L’iniziativa dedicata all’atleta paralimpico è stata voluta dalla direzione scolastica del Liceo “Vittorio Sereni” di Luino in collaborazione con i rappresentanti del consiglio d’istituto e il giornalista ed ex docente Felice Magnani.
“La famiglia è alla base dei miei successi e sostegno robusto nelle mie sconfitte dalle quali ho sempre ricavato motivazioni per crescere – ha detto Morlacchi nel corso del dibattito con gli oltre 300 studenti – Detto questo posso dirmi fortunato nell’aver incontrato nella mia infanzia e adolescenza le persone giuste, dalla presidentessa della Polha Daniela Colonna Preti a arrivare al mio allenatore, diventato molto più che un allenatore, Max Tosin”.
La chiacchierata a braccio di Morlacchi incalzato dalle domande ha toccato più aspetti.
Dallo sport vissuto prima come semplice divertimento e poi sbocciato nell’agonismo ai massimi livelli, dalla verifica di latino l’indomani del suo primo campionato europeo all’esordio alle paralimpiadi in un impianto maestoso come l’Acquatics Centre di Londra davanti ad un pubblico di 18.000 persone, in diretta tv col mondo intero.
Dalle classificazioni degli atleti paralimpici alla piaga del doping.
“In ogni momento della mia ancora giovane carriera è sempre stato determinante chi ho avuto al mio fianco. La mia prima paralimpiade prima che per le tre medaglie di bronzo me la ricordo per l’incredibile esperienza vissuta in un vortice di confusione, entusiasmo, paura e gioia. Grazie al lavoro dello staff tecnico della Polha l’avventura a Rio è stata molto più ragionata e in un certo senso protetta, permettendomi di riservare ogni energia alla prestazione ricavandone tre medaglie d’argento ed il tanto sognato oro”.
Ritrovandosi nella “sua” palestra Morlacchi ha confessato:” Devo dire che stamattina, entrando dal cancello del mio Liceo mi è venuta un po’ di malinconia.
Ho rivissuto momenti che pensavo di aver ormai dimenticato. La chiacchierata con la poca voglia di entrare, la preoccupazione per la verifica, soprattutto quella di latino, il seguire con lo sguardo l’entrata della prof che da li a poco mi sarei ritrovato davanti per l’interrogazione che in quegli anni vivevo di più come interrogatorio. Rispolverando l’album dei ricordi mi accorgo di averne solo di belli. Si qualche stupido che badava più al poco che mi mancava rispetto a ciò che avevo l’ho incontrato anch’io ma essendo una minoranza di minorati sono sempre riuscito a farmeli scivolare addosso, in qualche deprecabile ma non rinnegata occasione anche alzando le mani, ma non in segno di resa”.
Il “bambino” di due genitori che lo hanno cresciuto all’insegna del motto “ognuno faccia la sua parte senza invadere competenze altrui”, è diventato uomo ed atleta.
Insieme ad una serie infinita di vittorie e di record nella sua bacheca brillano 7 medaglie paralimpiche che vuole condividere con chi lo ha accompagnato e sostenuto anche in momenti in cui l’ha sfiorato il pensiero di mollare.
“Certo che ho avuto momenti bui – ha concluso Morlacchi – Certo che ho sempre avuto la parola giusta della persona giusta al mio fianco. Ma quando si è stesi, prima di chiedere aiuto a chi ti è vicino è indispensabile trovare prima in se stessi la volontà di rialzarsi”.