Caro capitano io non ti ho visto, ti ho vissuto!
1993… e chi si scorda quell’anno? Quante cose sono cambiate da allora: il pallone non è quello di una volta, ci sono gli anticipi, i posticipi o l’anticipo dell’anticipo; si va sempre meno allo stadio. Forse perché non ci sono più le bandiere, quei riferimenti che ti accendono dentro e ti fanno amare ancora di più questo sport e la tua squadra del cuore. Pensare alla Roma senza Totti è come trasferirsi in un’altra città che magari ti piace anche ma sai che non è casa tua, sai che non sarà mai il posto in cui ti trovi a tuo agio, in cui sai dove trovare quello di cui hai bisogno.
Io non ti ho mai visto in faccia, non ho potuto guardare le tue idee geniali che dalla testa arrivavano ai piedi e si trasformavano in gol, assist o giochi di prestigio con la palla che solo tu potevi intuire ancora prima di agire e far gioire tutti noi tifosi.
Eppure ti ho amato da impazzire perché sapevo che tanto Francesco una pezza ce la mette, qualcosa si inventa! Come il gol del 3 a 3 nel derby, il cucchiaio nel rigore decisivo a Euro 2000, i gol nell’anno dello scudetto, il capolavoro contro l’Inter a Milano, l’ultma doppietta contro la Lazio quando eri già piuttosto maturo.
E ancora non era il momento di smettere. Hai dimostrto a tutti che la propria identità dipende da noi, come da te è dipeso il tuo spirito che ti ha portato a essere infinitamente decisivo fino all’anno scorso.
Di tutto questo ti ringrazio caro Capitano, perché pur non avendo potuto vederti ho vissuto le tue giocate, i tuoi gol e i tuoi guizzi da campione. Ne ho goduto a piene mani, come quando passi una bella giornata con una persona che ami.
Questo sei tu per me: il calore di casa e l’imprevedibilità magica di un posto che non conosci. Col tuo talento e la tua romanità hai messo d’accordo tutti, tanto da far alzare in piedi migliaia di persone in tutti gli stadi d’Europa per batterti le mani e dimostrarti affetto incondizionato.
La tua persona è trasversale e mancherà tantissimo a tutti coloro che amano i grandi campioni e soprattutto i grandi uomini. Grazie è riduttivo per tutto quello che mi hai fatto vivere. Noi tutti speriamo che in un piccolo bimbo che calcia un pallone, in un umile ragazzino dei dintorni di Roma, ci sia un agglomerato di cellule che possa trasformarsi in un regalo del cielo che ci faccia vivere ancora emozioni per altri 24 anni e poi chissà…