La piccola tamburina dell’handbike ne ha combinata un’altra delle sue. Spingendo sui pedali ha scalato ogni salita che la vita gli ha messo davanti. Ultimo obiettivo in ordine di tempo un mondiale di paraciclismo in maglia azzurra. Un mondiale che Rita Cuccuru (al centro nella foto con a destra Fabrizio Cornegliani e a sinistra Paolo Cecchetto) ha affrontato con l’umiltà e la volontà di sempre. La stessa di quando lasciò il suo paese in cerca di autonomia e opportunità. Un paese, Uri, una terra, la Sardegna, dov’è resiste l’affetto che la ricarica prima di ogni ripartenza. Un lavoro cercato e trovato a Maranello, nella stessa Regione da dov’era ripartita dopo tanto dolore. Una donna con la faccia da bambina diventata grande perchè sa trasformare gli obiettivi in conquiste e i sogni in realtà.
“Rieccomi a casa – racconta Rita appena sbarcata dall’aereo con il suo bagaglio di emozioni – torno a Maranello dopo la splendida avventura in Sudafrica con tanta voglia di riabbracciare la mia gente, la mia terra, la mia Uri, la mia Sardegna.
L’emozione di partecipare al campionato del mondo, il mio primo campionato del mondo di handbike. Il sogno di far parte della Nazionale di paraciclismo l’avevo da sempre. All’inizio di quest’anno il Ct Mario Valentini mi ha socchiuso la porta offrendomi la grande opportunità che sognavo.
Da quel momento sono stati mesi duri con testa ed energie riservate solo all’obiettivo ‘convocazione’. Un lavoro intenso come non avevo mai fatto prima, prima con la mia squadra e poi con gli altri azzurri. Fantastiche persone con le quali confrontarsi e spazzare via ogni mancanza, dubbio, paura. Fino al momento dell’ufficialità della quale mi sono resa conto solo leggendo la lista dei 21 scelti per volare al mondiale.
C’ero anch’io, ce l’avevo fatta! Sulla pelle bianca crociata di rosso con i quattro mori potevo vestire la maglia azzurra con la scritta Italia!
Una sensazione fantastica quanto indescrivibile. Sono salita sull’aereo con un Ct, uno Staff Tecnico e una squadra regina assoluta di titoli mondiali e paralimpici.
E infine le gare, la crono e la corsa in linea, concluse entrambe al quinto posto che per me vale il primo solo per il fatto di aver speso ogni goccia di sudore, ogni briciolo di energia.
Del triathlon riservo bei ricordi e mi tengo stretti i titoli europei e le medaglie di Coppa del Mondo ma adesso voglio vivere fino in fondo questa esperienza che mi sono conquistata con tanta volontà e determinazione grazie anche al mio datore di lavoro della Sacmi, a Ercole Spada presidente del Team Equa, a Mario Valentini, a tutto lo staff azzurro e naturalmente tutti i miei compagni di squadra con in testa ‘lo zio’ Fabrizio Cornegliani. Grandi persone prima che grandi tecnici e atleti, persone con le quali voglio, fortissimamente voglio, rivivere e condividere con più consapevolezza una nuova avventura che ho già nel mirino: Campionati del Mondo Maniago 2018”.