Un vuoto da riempire

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Sorrisi sinceri, strette di mano e tanta ammirazione.
E chi se lo aspettava?
Ho trovato una squadra di persone motivate e la squadra è formata da ragazzi del Centro per la Giustizia Giovanile Beccaria di Milano.
Un ambiente spoglio, come se qualcuno fosse passato a svuotarlo.
Dentro quelle mura però di umanità ne ho trovata eccome.
Le educatrici e la polizia penitenziaria si occupano di sorvegliare sui ragazzi che, dietro quelle grate così forti da vedere, portano storie di abbandono e solitudine.
E’ proprio questo il punto: se a 15 o 18 anni ti trovi lì dentro forse qualcosa è andato storto, forse chi ti sta vicino condiziona il tuo modo di pensare e quindi di agire.
Non ho voluto entrare nel merito di quello che è successo prima e mi rendo conto che le azioni di questi ragazzi possono aver ferito anche persone innocenti e lontane da questi mondi paralleli.
Il carcere, perché abbia senso, deve essere il luogo in cui si riparte, ci si riscatta.
Voglio credere a questo ed è per questo che ho portato il cuore a quei ragazzi, perché è con quello che si riparte dopo una caduta.
Sentivo ammirazione nei loro occhi e un senso di gratitudine perché qualcuno (nella fattispecie io) stava dedicando loro il proprio tempo e l’affetto che forse in pochi di loro hanno vissuto sulla pelle. La carezza di una mamma, la pacca sulla spalla di un padre e giocare con gli amici al campo sportivo. Ora non è tempo di carezze, però il tempo del riscatto non finisce mai, ogni minuto di ogni ora delle nostre giornate può essere il momento giusto per decidere di ripartire con una luce nuova.
Ho voluto racchiudere quella luce in una coppa che ho vinto nel 2003, poco dopo essermi laureato campione del mondo per la prima volta.
Si sono stupiti tutti perché non è facile trovare qualcuno che porti loro qualcosa e invece quel trofeo resterà per sempre con loro. Io ho sottolineato che quella coppa era nella mia bacheca da 14 anni e che ora, al suo posto, c’è il vuoto. Quel vuoto che tutti loro hanno provato sulla propria pelle e che ora hanno il dovere di riempire con una luce nuova, quella che io non ho mai potuto vedere. Adesso è nelle loro mani…
danielecassioli.it