Alessandro Pedron: “Gioco a basket in carrozzina e oggi mi vesto d’azzurro!”

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Tutto ebbe inizio nell’inverno del 2011, prima di allora giocavo a tennis tavolo con la Polha Varese, quando spinto dalla voglia di mettermi in gioco raccolsi l’invito del mio caro amico Vincenzo Dell’Olio ad andare a vedere un suo allenamento di basket in carrozzina. Quella sera mi sentivo strano, avevo le farfalle nello stomaco, sentivo le braccia formicolare e mi brillavano gli occhi ancor prima di entrare nel palazzetto di Valle Olona, già sapevo che da lì sarebbe iniziato qualcosa di meraviglioso.
Io e mio padre entrammo e ci accolsero subito Antonio Bazzi e Carlo Marinello, vicepresidente e presidente dell’Handicap Sport Varese.
All’inizio rimasi sbigottito, mentre parlavamo con Antonio e Carlo non potevo fare a meno di distogliere continuamente lo sguardo per osservare con ammirazione, emozione e un pizzico di timore quei grandi e grossi omoni che si muovevano sul campo da gioco a bordo di strane carrozzine con le ruote campanate.
Lo stesso giorno anche un altro ragazzo poco più grande di me, Mattia Castorino, approcciava per la prima volta a questo sport. Ci fecero salire su delle carrozzine da gioco ed iniziammo a girare a bordo campo per prender confidenza con il “nuovo mezzo”. Accomunati da questa nuova esperienza, dall’emozione e dalla tanta determinazione io e Mattia iniziammo a parlare ed oltre ad un nuovo compagno di squadra, conobbi un grande amico, con il quale a distanza di anni avrò il piacere di condividere grandi emozioni sportive. Feci due anni con l’Handicap Sport Varese, poi mi dovetti fermare agli inizi del 2014 a causa di un importante intervento chirurgico a cui mi sottoposi.
Rimasi poco meno di un anno fermo a causa del recupero post-operatorio, ed inoltre, dopo esser stato fermo per così tanto tempo ero un po’ impaurito nel confrontarmi con un mondo di grandi giocatori, sia dal punto di vista dell’età che dal punto di vista di padronanza del gioco quale poteva essere un campionato di serie B e successivamente, dopo la promozione di Varese, A2.
Spinto dalla voglia di mettermi comunque in gioco decisi di ripartire dalle basi, ripartire da una squadra giovanile, perciò a fine anno contattai Marco Tomba e Carlo Orsi (per gli amici Charlie), ancora oggi allenatori della Briantea 84 Cantù. Ero ormai quasi convinto, dovevo fare questa nuova esperienza, non riuscivo più a star fermo dopo così tanto tempo, ma c’era ancora un elemento non da poco che mi frenava, la distanza. Il palazzetto della Briantea dista a un’ora da casa mia, sarebbe stato un impegno non indifferente fare due ore di viaggio per due volte a settimana, ma grazie alla grandissima disponibilità e sostegno di mio padre decisi di provarci e di andare al primo allenamento.
Quel giorno era presente Malik Abes, ai tempi Head Coach della Briantea 84, il quale mi fece subito salire su un’altra carrozzina da gioco e mi “buttò nella mischia”. Inutile dire che nonostante tutto, l’emozione era tantissima, per la prima volta mi trovavo a confrontarmi con ragazzi della mia età o poco più piccoli, continuavo a pensare “che figata!”.
Già dal primo giorno percepivo quel clima di seconda casa che è particolare della Briantea 84 giovanile. Sensazione che si è poi rafforzata sempre più nel tempo grazie al grande lavoro delle mamme, dei papà e dello Staff della Briantea. Dal secondo allenamento conobbi i miei coach Marco e Charlie, i quali avevo già contattato precedentemente. A loro posso dire solo un grande grazie. Il compito di allenare una squadra giovanile non è affatto semplice, vuol dire plasmare le qualità cestistiche di ogni giocatore a tua disposizione per far sì che si incastrino con le qualità degli altri e creando così un qualcosa di armonico in campo, insomma, un lavoro non da poco dato che i giovani che stai formando punteranno su quelle caratteristiche per il resto della loro vita cestistica, si hanno delle enormi responsabilità, forse anche più di un allenatore di serie A che si trova a dover generalmente gestire giocatori professionisti e quindi già formati.
Iniziai il mio primo campionato giovanile nella stagione 2014/2015, a campionato in corso visti alcuni ritardi con la visita medica di idoneità. Il primo anno è stato sicuramente un anno di assestamento, non avevamo grandi pretese se non quella di crescere e di formare un gruppo coeso e unito, tant’è che vincemmo solo due partite, c’era ancora molto su cui lavorare ma la cosa che mi rimarrà sempre impressa è il grande clima di serenità nonostante le sconfitte, il nostro obiettivo non era vincere ma divertirci crescendo.
Terminata la stagione partecipai a un torneo estivo, la 24Ore di Luino, rividi Mattia e gli proposi di raggiungermi a Cantù dato che sarebbe potuta essere un’opportunità di crescita sportiva anche per lui, il quale raccolse l’invito e proprio come quel freddo giorno d’inverno in cui iniziò tutto a Valle Olona, si ristabilì immediatamente un forte legame.
La squadra era ormai pronta alla stagione 2015-2016, il quintetto di partenza era rafforzato da questo nuovo innesto. Eravamo cresciuti molto rispetto l’anno prima, grazie alla preparazione dei nostri coach, infatti sfiorammo la qualificazione alle Final Four per pochi punti di differenza, ma Giulianova ebbe la meglio sui numeri e si qualificò.
Durante la stagione 2016-2017 invece ci trovavamo con un gruppo molto solido, molto unito e volenteroso di riscattarsi sulla non qualificazione dell’anno prima. Inoltre vi fu’ l’ingresso in casa Briantea di Anna Serra, in supporto ai coach Marco e Charlie. Armonia era stata creata. Certo, molti errori da parte nostra c’erano ancora, ma la forza del gruppo prevaleva su tutto. Prima partita, prima vittoria, seconda partita, seconda vittoria, fino a concludere le regular season con una stagione quasi perfetta, guadagnandoci uno dei 4 posti per le finali. Quasi perfetta perché adesso iniziava la parte più difficile, tutto si sarebbe deciso in scontri diretti alle Final Four di Bologna.
La cosa più bella di tutte è che nonostante fossimo consapevoli del nostro potenziale, siamo riusciti sempre a mantenere l’umiltà necessaria per non sottovalutare nessuna partita e affrontare le finali con grande consapevolezza.
Arrivò molto in fretta il giorno delle finali, disputammo la semifinale con la quarta classificata del girone, Le Iene di Padova. Vincemmo la partita, eravamo ad un passo dal nostro sogno, eravamo in finale.
Nell’altra semifinale ebbe la meglio Bologna su Giulianova, la squadra dei Bradipi bolognesi che ci diede parecchio filo da torcere alle regular season era il nostro ostacolo prima di poter considerare la stagione conclusa ineccepibilmente. La Domenica disputammo la finalissima.
Prima dell’inizio della partita i due quintetti iniziali si schierarono uno difronte all’altro per l’inno d’Italia. L’emozione era davvero fortissima, sentivo le farfalle nello stomaco, come se avessi dovuto giocare la mia prima partita in assoluto. Fino alla fine del secondo quarto di gioco la partita fu’ molto tirata, ma dal terzo quarto iniziammo a creare un leggero vantaggio sui nostri avversari, che nonostante tutto non ci lasciava sicuramente adagiare sugli allori. Era ancora tutto in sospeso, lo sarebbe stato fino alla fine del quarto tempo. I minuti segnavano ormai 00:00, la campana suonò, eravamo i nuovi campioni d’Italia.
La gioia era indescrivibile, mi ricordo solo i pianti di gioia dei miei compagni più piccoli, delle mamme, dei parenti e di Gianluca Bernini, uno dei compagni con cui legai di più, dato che quella fu la sua ultima partita in un campionato giovanile di basket in carrozzina.
Un’altra grande soddisfazione per me quel giorno fu stata quella di essere scelto per il quintetto ideale delle finali, ovvero una selezione dei cinque giocatori più meritevoli di quelle due giornate. Un’ulteriore soddisfazione è stata quella di vedere la contentezza sul volto del mio amico Mattia quando gli venne riconosciuto il titolo di Top Scorer della manifestazione.
E’ stata davvero una grandissima esperienza, ci volle qualche mese prima che prendessi consapevolezza di tutto quel che era successo, mi sembrava ancora un sogno. La stagione non era ancora ufficialmente terminata, lo scorso ottobre dovevamo disputare la Supercoppa Italiana. La squadra aveva perso due pedine importanti quali Gianluca e Mattia a causa di alcune modifiche al regolamento del campionato giovanile, ma d’altra parte si rafforzò con due nuovi arrivi, quelli di Lorenzo Bassoli e Karim Makram e ci fu’ il ritorno di Nicolas De Prisco dopo un anno di stop forzato a causa di un intervento chirurgico. Il quintetto inziale era quasi del tutto nuovo, avevamo iniziato da pochi mesi ad allenarci insieme nonostante avessimo già legato moltissimo tra di noi anche fuori dal campo, effettivamente non ci conoscevamo molto, sportivamente parlando.
Disputammo la Supercoppa il 15 Ottobre 2017 a San Marino, come era solito farsi, in ricordo di Martin Mancini contro i Bradipi di Bologna.
Prima dell’inizio della partita l’emozione era palpabile, come la grinta e la voglia di fare un buon gioco, indipendentemente dal risultato finale. Durante il riscaldamento mi si avvicinò coach Anna, mi disse che ero stato scelto come capitano. Scaturì in me molta soddisfazione, ed altrettanta emozione, era la mia prima partita in assoluto da capitano, ma non potevo lasciarmi annebbiare la mente dall’emozione, nel basket la concentrazione è tutto e cercai di incanalare tutto in grinta e tanta voglia di fare, in primis per ripagare quella fiducia che mi era stata data.
Nonostante la gran prestazione di Bologna, in particolare del caro amico Matteo Mordenti, vincemmo la partita e riuscimmo a scrivere un’altra pagina di successi in un libro di un’annata piena di risultati positivi.
Adesso potevamo considerare la stagione, ufficialmente conclusa.
A stagione terminata decisi di affrontare un’altra sfida, la federazione grazie ad una nuova regola mi permetteva di disputare anche un campionato di Serie B con un’altra società grazie alla formula del prestito alternativo e per questo ho preso la decisione di disputare la prossima stagione con due squadre, la giovanile con la Briantea e la Serie B con il Basket Seregno Gelsia.
E’ stata una decisione molto difficile, disputare un doppio campionato (quindi doppi allenamenti) ed affrontare parallelamente un percorso universitario quale Giurisprudenza non è affatto facile, ma la voglia di mettermi in gioco un’altra volta ha prevalso. La Briantea è risultata fin da subito molto accordante su questa mia decisione, vedendola come un’opportunità e capendo che vi fosse in me tanta voglia di crescere.
Dopo aver chiesto la disponibilità a Seregno, nella persona del presidente Maurizio Bottoni e Leonardo Farina, i quali furono molto disponibili nell’accogliermi, iniziai ad allenarmi con questo nuovo team fino a dare un aiuto concreto alla squadra, imparando molto dai giocatori con più esperienza, come Tony Pecoraro, Mattia Sala, Lorenzo Molteni, Alex Diouf ed altri.
Sabato 2 dicembre abbiamo disputato la prima partita di campionato contro Torino, nella quale son riuscito a mettere a segno il mio primo canestro in una partita ufficiale di serie B.
Per concludere una serie di soddisfazioni personali, sportive e di emozioni indescrivibili, proprio mercoledì scorso ho ricevuto dalla Briantea una comunicazione della federazione. Coach Bergna, Head Coach della serie A della Briantea84 e Coach della Nazionale Under 22, mi ha inserito nella lista dei convocati per la selezione della nuova squadra che avrà luogo l’8 dicembre a Seveso. Con me ci saranno altri quattro compagni canturini e ad una ventina di ragazzi provenienti da tutta la Penisola.
La soddisfazione è tanta, la voglia di fare anche. Sperando che il futuro sia ancora tutto da scrivere, per ora posso dire una cosa con certezza, che non riuscirei a immaginare un futuro senza basket. (foto sopra di Ivano Tomba, foto del titolo di Fabio Pozzati)
Alessandro Pedron

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