Federico Morlacchi: “L’acqua è la mia pelle. Sento di amarla”

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“L’acqua. Sono quasi vent’anni che mi tiene in vita esattamente come l’aria. Sono stati pochi i giorni in cui siamo rimasti separati; è come la mia pelle di cui ho perduto il confine. Non so più dove il mio corpo finisca e incominci lei. L’acqua è il mio sesto senso. Quando vi sono immerso, le mie percezioni si dilatano e si acuiscono. Sento di amarla, di averne necessità, di provare nostalgia quando smarrisco il suo contatto. Forse è ciò che sentivo nell’alveo protettivo di mia madre quando dovevo venire al mondo. L’acqua è l’elemento che mi ha spinto alla luce, il mio legame profondo, personale, assolutamente esclusivo con tutto ciò che esiste”.
Il carico di titoli medaglie non l’ha cambiato. La vera impresa di Davide Di Giuseppe nel raccontare Federico Morlacchi scrivendo “Nato per l’acqua”, è stata quella di farlo parlare e ancor più grande quella di far parlare mamma Emanuela e papà Luciano che con il fratello Luca sono la discrezione fatta famiglia.
La presentazione del libro a Varese, a Villa Recalcati, preceduta dalla proiezione del cortometraggio “I Pesci combattenti” scritto e diretto da Riccardo Barlaam, è stata una chiacchierata ricca di affetto per un bambino diventato grande, un ragazzo diventato un campione che il mondo ci invidia, il paralimpico più medagliato, l’atleta che a Rio 2016 ha firmato la 500a medaglia azzurra alle Paralimpiadi. Il libro inizia con i sogni e le speranze di mamma Emanuela con il pancione, in attesa del suo secondo figlio maschio. E poi il dolore e poi il suo arrivo e poi tanto altro messo insieme da Di Giuseppe assorbendo confidenze e racconti senza freni, senza veli, mai confessati prima se è vero com’è vero che certe cose dette dalla sua mamma Federico le ha saputo leggendo il libro. Una storia fatta di persone giuste al momento giusto, di tante vittorie, di amarezza e gioia, sotto voce come vive Federico che resta quello cresciuto dai suoi genitori senza sconti o eccessi tanto che la raccomandazione più frequente della sua mamma alla vigilia di una gara è “non andare troppo forte” che dopo una vittoria al mondiale o alle paralimpiadi diventa “beh, se sei stanco puoi smettere”. La bella storia da leggere tutta d’un fiato di una persona rara per umiltà, ideali, valori e memoria.
Una persona nel cuore della sua famiglia e di chi come la sua nonna l’ha visto crescere, l’ha seguito a scuola, di chi come Daniela Colonna Preti lo ha accolto nella Polha, di chi come Max Tosin lo allena tutti i giorni, più volte al giorno e lontano da casa, di ogni componente dello staff tecnico della Polha come dei suoi docenti all’Università, dei suoi compagni in Polha e in Nazionale.
Vero anche quando gareggia, quando pensa a voce alta “chi nuota con l’unico obiettivo di vincere rischia di consumarsi ma io quando mi tuffo in acqua non lo faccio per partecipare”. Il ricavato della vendita di “Nato per l’acqua” edito da Lasataria, sarà devoluto a favore della Polha Varese.
(nella foto C. Cecchin da sinistra Davide Di Giuseppe, Federico Morlacchi e il consigliere della Provincia di Varese Paolo Bertocchi)
Foto: fotoline.org