Quella del nuoto è una delle squadre nazionali paralimpiche che il mondo ci invidia. Finalmente la parola miracolo è stata sostituta da parole come merito, programmazione, qualità. Anche nella tappa delle World Series a Lignano l’Italia ha raccolto medaglie e record confermando il crescendo iniziato nella volata verso le Paralimpiadi di Londra 2012. Un lavoro di semina che raccoglie sempre oltre le più rosee aspettative.
“Le gare di Lignano mi hanno dato interessanti indicazioni sui più giovani – attacca il CT Riccardo Vernole (al centro nella foto) – molti dei quali hanno migliorato i propri tempi galvanizzati dal poter condividere una manifestazione internazionale con i migliori del mondo. Prestazioni che fanno ben sperare pensando ai campionati europei under 18 in programma in Finlandia a fine mese. Di solito non parlo dei singoli ma mi ha davvero colpito la sfrontatezza con la quale Simone Barlaam e Antonio Fantin hanno superato gli avversari. Frutto dello splendido lavoro di Matteo Poli in tema di analisi biomeccanica unitamente a quello tecnico di Massimiliano Tosin con Simone e dello stesso Poli con Antonio. Un lavoro al servizio di due talenti che hanno siglato tempi straordinari”.
Detto dei nostri, per assenze o diversa programmazione della preparazione non sempre le manifestazioni internazionali sono indicative in merito al valore
o comunque ai progressi degli avversari.
“Gli avversari sono tanti e sempre nuovi dopo ogni classificazione. Vero è che solo alcuni gareggiano spesso con noi mentre con altri ci misuriamo solo ai mondiali o alle paralimpiadi. Fatta questa premessa ho trovato in crescita la Repubblica Ceca, la Polonia e il Kazakistan. Al tempo stesso conosco bene la qualità di Gran Bretagna e Ucraina come quella di Olanda e Stati Uniti che però quest’anno a livello internazionale si sono un po’ nascoste”.
Dalle paralimpiadi di Londra a quelle di Rio dirigenti e tecnici di mezzo mondo si sono chiesti quale sia il segreto del successo azzurro.
“I segreti in quanto tali non si svelano! Ovviamente scherzo. Fin dal 2009 concordammo con il presidente della Finp Roberto Valori la necessità di seminare e coltivare la cultura paralimpica a partire dalla comunicazione. Come sempre tutto è molto più semplice di quanto si può pensare ma semplice non vuol dire facile. Primo nostro obiettivo era allargare il movimento di base per poi alzare il livello tecnico cercando la collaborazione dei tecnici Fin dell’intero territorio nazionale poi diventati anche tecnici Finp. A questo proposito, a fine anno presso il Centro di preparazione paralimpica ‘Tre Fontane’ di Roma si terrà un corso allenatori riservato a chi ha il brevetto istruttori Finp che da quanto sto sentendo e vedendo posso assicurare che sarà di altissimo livello, l’obiettivo primario sarà quello di fornire, da subito, ai neo allenatori ogni strumento necessario ad allenare un atleta paralimpico. Sempre in tema di sviluppo abbiamo supportato un progetto che ha portato due giudici appartenenti al GUG della FIN a diventare giudici internazionali del World Para Swimming. Oggi uno dei due è in prima fila per un ruolo di prestigio alle paralimpiadi del prossimo anno a Tokyo ma quel che più conta è quello che entrambi hanno saputo trasmettere ai colleghi italiani e alle società in termini di conoscenza ed esperienza contribuendo concretamente alla crescita del movimento”.
Valore aggiunto di un lavoro svolto così egregiamente?
“Certamente il nostro esser italiani. In termini di passione, competenza, volontà e orgoglio non siamo secondi a nessuno. Caratteristiche non così facili da vedere anche in Paesi con ben altri numeri, che ci permettono di superare ogni difficoltà fermo restando il problema della carenza di budget che se risolto potrebbe permetterci di preparare ancora meglio (maggior numero di collegiali durante l’anno) i grandi appuntamenti come Tokyo 2020”.
Il nostro esser italiani ha messo spesso in evidenza la nostra difficoltà di creare staff tecnici in sintonia. Anche in questo aspetto siete un esempio.
“In qualità di responsabile il mio compito era quello di individuare e coinvolgere professionisti di qualità che in Italia non mancano, ma soprattutto ho cercato persone che andavano ben oltre il lavoro in piscina dedicando l’intera giornata ad aspetti non di stretta competenza di un tecnico nazionale ma di grande utilità all’intero movimento. Sotto questo aspetto penso di poter condividere la mia passione e il mio lavoro con persone davvero uniche come Enzo, Enrico, Federica, Massimiliano e Matteo, che hanno cura di ogni minimo particolare con in più la grande capacità di fare squadra. Una team ammirato e invidiato da tutto il mondo, questo lo percepisco ad ogni riunione tecnica internazionale”.
A settembre i mondiali e tra un anno Tokyo. Sogni e ambizioni?
“Proprio per quanto ho detto sono relativamente tranquillo perchè certo di come sapremo preparare questi due grandi appuntamenti. Il numero degli atleti potenzialmente convocabili è alto come è alta la qualità dei tecnici che li allenano ogni giorno. Oltre al resto da un paio d’anni abbiamo iniziato un percorso fondamentale di video analisi sia sugli atleti top level che sugli emergenti. L’obiettivo è quello di individuare la tecnica più efficiente per ogni singolo atleta in modo da sfruttare al meglio le sue potenzialità residue. Non ci possiamo permettere di essere approssimativi. Le video analisi magistralmente curate da Matteo Poli, unitamente a tutti i componenti dello Staff Nazionale ed hai tecnici personali degli atleti coinvolti, ci consente di ricercare continuamente la perfezione e ciò ci ha permesso di crescere a livello di prestazioni. Tra i tanti esempi quello del record personale stabilito recentemente da Efrem Morelli nonostante sia un atleta di altissimo livello da molti anni”.
La tecnologia al servizio della passione e della competenza sono alla base delle soddisfazioni che l’Italia del nuoto paralimpico sa conquistarsi ad ogni appuntamento in ogni angolo del mondo. Non a caso nella lunga chiacchierata con Vernole si è parlato poco di singoli e molto di squadra. Una squadra dove nessuno resta in panchina nemmeno tra una gara e l’altra, insieme a bordo vasca ad incitare chi in quel momento insegue un obiettivo che può essere una medaglia ma anche solo un tempo migliore, un movimento migliore, tutti insieme davanti o sul podio con gli occhi lucidi per cantare l’inno di Mameli a squarciagola, protagonisti dell’Italia più bella. Tanta roba nel poco che il mondo ci invidia.