Con il braciere del fuoco di Olimpia per la prima volta in volo, Parigi abbraccia gli atleti della 17a edizione delle Paralimpiadi estive (foto del titolo Max Ferrero).
Varese c’è con il totem del nuoto paralimpico Federico Morlacchi e la dolcissima malnatese Arianna Talamona. Morlacchi alla sua quarta presenza, Talamona alla terza. Entrambi della Polha Varese a Parigi con altri 5 nuotatori: Alessia Berra, Alberto Amodeo, Simone Barlaam Federico Cristiani, Giulia Terzi insieme a Fabio Bottazzini nell’atletica.
Aria varesina anche grazie a alla bustocca Eleonora Mele, varesina di nascita genovese d’adozione, e ancora nel nuoto Martina Rabbolina, nata e cresciuta a Villa Cortese, tesserata Non Vedenti Milano e Legnano nuoto, legata al Team Insubrika di Busto Arsizio.
Nomi e storie tra le 141 degli azzurri, mai così numerosi, in gara in 17 discipline.
Parole e considerazioni lasciano il posto alle gare ma soprattutto alle immagini che grazie alla RAI arriveranno in ogni casa, ospedale, struttura riabilitativa, richiamando le opportunità che ogni persona con disabilità deve e può avere per ripartire, concentrata su ciò che ha senza sprecare energia per ciò che non ha o ha perso.
Le parole sono importanti ma nella innegabile crescita di numeri e qualità della è bene che non vengano prima dei fatti.
La parola di moda è: inclusione. A parlarne, imporla a tavolino o ancor peggio condirla con l’ipocrisia, si ottiene l’opposto.
Al movimento paralimpico per stare al passo servono risposte, persone, strutture e investimenti. Per chi vince o aspira a vincere ben vengano le assunzioni temporanee o indeterminate dei corpi militari ma chi con lo stesso impegno e gli stessi costi arriva quarto o sputa l’anima anche solo per qualificarsi per una Paralimpiade o un mondiale? E alle società dissanguate dalle pluriaffiliazioni e relativi pluritesserementi chi pensa?
Ben vengano academy come quella di Bebe Vio già pronta al raddoppio Milano e Roma e società storiche impegnate da sempre sul doppio fronte agonismo di alto livello e promozione come la Polha Varese, entrambe citate dal vate dello sport paralimpico Claudio Arrigoni nella telecronaca RAI della cerimonia d’apertura, al pari dei camp promozionali e delle iniziative nelle scuole ma lo stesso impegno deve esserci per trovare opportunità e soluzioni no spot.
Se le parole sono importanti le domande pure e le risposte necessarie.
Parigi 12 anni dopo Londra è un nuovo trampolino.
Lo racconteranno ad un pubblico potenziale di 4 miliardi di persone i 6000 giornalisti accreditati arrivati da 160 Paesi.
Poi, a riflettori spenti, è bene che ognuno in casa propria faccia il suo per far si che allo spegnere del braciere volante i 4400 atleti (2500 gli accompagnatori) in gara in 23 discipline non ricadano in una quotidianità con poca acqua e per pochi.
Da oggi emozioni a raffica e parole solo per raccontare a chi non può esserci.