Diego Omegna: “Vivo la vida persiguiendo emociones”

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È una strada lunga quella che Diego Omegna ha percorso dalla periferia di Santiago del Cile fino a Madonna di Campiglio e poi Folgaria, inseguendo la nuova emozione di sedersi in uno dei monosci con cui l’ Associazione Freerider Sport Events insegna a sciare alle persone con disabiltà neuromotoria.

“Cerco il divertimento e le emozioni forti da quando sono nato – racconta Diego –
In campagna dove sono cresciuto negli anni 90, immerso nella natura e circondato dagli animali, di tecnologico avevamo poco o niente e quindi ci inventavamo qualsiasi cosa.
In bici, sui pattini, diventando grande anche le fughe in montagna dove ho imparato a sciare. Ma in Cile, purtroppo, lo sci è roba da ricchi. Terminata la scuola mi sono iscritto all’Università trasferendomi nella Capitale ma l’approccio non fu dei migliori e la voglia di nuove emozioni ebbe la meglio”.

Un viaggio ricco di incontri, scoperte e opportunità.

“Anche di volontà ritrovata – aggiunge Diego – quella di studiare qualcosa che mi prendesse davvero: la fotografia.
Un lungo viaggio. Prima in Australia, poi Nuova Zelanda, Thailandia, Nepal, California dove ho iniziato il paracadutismo e in Russia il base jumping che poi ho continuato trasferendomi sulle Alpi della Svizzera, prendendo casa nella valle di Lauterbrunnen.

Un percorso comprende ostacoli, conquiste e imprevisti…

“Nei miei primi due anni in Svizzera non mi son fatto mancare niente di tutto ciò che regala il volo: velocità, emozione, rischio, trovando nello speedfly e nello speedriding la mia bolla ideale e totalmente appagante.
Fino ad una giornata del 2020 iniziata come tante altre quando durante un decollo di speedriding sono caduto rovinosamente rompendomi la schiena, salvando miracolosamente la vita ma rimediando una grave lesione midollare. Seguirono sei mesi di riabilitazione a Nottwil con mia sorella Catalina arrivata dal Cile per starmi vicino. Quando fui dimesso dall’ospedale presi la decisione di tornare al mio paese, riaccolto a casa dai miei genitori. Una ripartenza per nulla facile in un ambiente che non era più quello che avevo lasciato da ragazzo, per di più appesantito dai ricordi di un mondo che avevo cercato, conosciuto, amato, forzatamente abbandonato di colpo ma che mi era rimasto dentro”.

Quanto hai resistito?

“Molto poco. L’amore dei miei genitori è stato grande ma la mia testa pensava altro, voleva altro.
La scossa mi arrivò da un caro amico italiano, dell’Alto Adige, con cui ero rimasto in contatto.
Stanco di ascoltare i miei sfoghi e il mio crescente disagio mi disse: ‘Diego la mia casa è grande, ti aspetto!’”

E così hai ricominciato a viaggiare e a cercare.

“Esatto. Grazie a questa grande amicizia ho conosciuto nuove opportunità lavorative per mantenermi e naturalmente per praticare discipline sportive stimolanti ed emozionanti.
Tra le altre volevo riprendermi lo sci alpino. Cercando in ogni direzione ho trovato sul web il sito dell’Associazione Freerider Sport Events che promuove e insegna il monosci.
Dal chiedere informazioni al sedermi nel monosci fino a scendere sulla neve in autonomia è stato un attimo. Persone giuste al posto giusto. Organizzazione di qualità, nuovi amici, nuovi stimoli per un nuovo ed emozionante inizio. Vamos!“.