Arte Terapia nei Camp Asbi. Domande, risposte, mettersi in gioco

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Capita di proporre ad una testata un articolo relativo ad una attività consolidata e sentirsi rispondere “ma la novità qual è?”.

L’Associazione Freerider Sport Events è stata fondata nel 2005 e nel corso degli anni ha costruito una macchina organizzativa dedicata all’insegnamento dello sci da seduti alimentata da passione, contatti, incontri, scontri, competenza e non ultima la curiosità.

“La novità qual è?” può chiederlo solo chi non ha visto anche solo un giorno di una attività che in vent’anni, da gennaio ad aprile, ha toccato ogni località sciistica italiana.

Nella tradizionale tappa di apertura dedicata ai giovani dell’Associazione Spina Bifida Italia, la novità tra le novità del tour 2025, oltre ogni singola storia di ogni singolo partecipante, è stata l’Arte Terapia.
Una prima volta nata anch’essa da un incontro, una passione, una curiosità.

“Dall’amicizia con alcuni ragazzi con spina bifida sono arrivata a conoscere la presidente dell’Asbi Maria Cristina Dieci ed è nata la nostra collaborazione”.

La prefazione di questa nuova storia è di
Carla Paura, 29 anni, di Albenga, laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera in Terapeutica Artistica, libera professionista.

“In realtà il mio approccio con Asbi è stato quello all’Adventure Camp estivo sul Lago d’Orta dove per una settimana ragazzi con spina bifida provenienti da tutta Italia imparano l’autonomia e il confronto con gli altri giocando e mettendosi in gioco.
Da quella esperienza è generata l’esigenza comune di ritrovarci anche sulla neve dove alla pratica sportiva abbiamo aggiunto un momento della giornata dedicato all’aspetto emotivo e introspettivo. Un qualcosa che è parte di un lavoro meglio, una missione che svolgo in strutture psichiatriche e con bambini con differenti patologie e disabilità. Attraverso attività creative nascono domande importanti se stessi su ciò che si conosce e su ciò che è celato ma c’è, arrivando a risposte nella consapevolezza di quanto ognuno di noi sia speciale con le proprie caratteristiche e diversità”.

Viaggiando prima verso Orta e poi per aggiungere Sestola cosa hai pensato?

“A Orta il mio pensiero primario è stato quello di stupire questi ragazzi proponendo loro materiale artistico non convenzionale per aggiungere al disegno l’argilla, per lavorare sulla manipolazione e la tridimensionalità. Inoltre abbiamo sperimentato la Cianotipia, una tecnica che risale agli albori della fotografia, creando, grazie ad un solvente che reagisce alla luce del sole, impronte fotografiche. A Sestola abbiamo lavorato sulla percezione del sè, del come si pensa di essere visti e sul come ci si percepisce da dentro”.

Il primo impegno di Asbi, come di diverse altre associazioni, è quello di arrivare ai bambini con disabilità il prima possibile per aprir loro in primis la porta di casa e poi ogni porta verso ogni attività motoria e non solo con il fine di dar loro ciò che il motto di Asbi ben rappresenta: “Ho ali per volare”.

L’Arte Terapia cosa può rappresentare, uno step di crescita o una vera e propria attività?  

“Tutto dipende da come si vuole strutturare un progetto e con quali obiettivi. Se so in partenza di incontrare un ragazzo un singolo evento cerco di proporgli una attività che generi in lui pensiero e riflessione. In sostanza metto un seme auspicando una fioritura. Invece, quando ho la possibilità di instaurare una collaborazione come con Asbi allora si, è necessario fissare step, obiettivi e relative domande da approfondire in una prossima”.

E questi primi due incontri con Asbi cosa lasciano a Carla Paura?

“Senza dubbio l’impegno esemplare di questi ragazzi nel raggiungere ogni forma di autonomia, l’empatia naturale con chi ho incontrato in entrambe le occasioni al pari di
chi ho conosciuto a solo a Sestola e non ultima la contagiosa volontà di imparare a sciare perché anch’io ho messo per la prima vola gli sci e grazie allo staff Freerider ho anche provato a sedermi in un monosci per essere trasportata in pista.
Se chiedo agli altri di mettersi in gioco è bene che anch’io faccia lo stesso”.