Rieccola Paola Grizzetti CT Italia Pararowing. E chi se no?

0
186

E chi se no? Paola Grizzetti, pioniera e anima del canottaggio paralimpico italiano, torna a vestire il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale Pararowing.
Una scelta che sa di giustizia, ancor prima che di strategia.
È stata lei, nel 2003, a gettare le basi di questa disciplina in Italia, qualificando tutte e quattro le barche per l’esordio del canottaggio paralimpico a Pechino 2008 dove gli azzurri conquistarono un leggendario oro con il quattro con e sfiorarono il bronzo con il doppio.
A Londra 2012, presentò equipaggi giovanissimi frutto di un capillare e brillante lavoro di reclutamento.

Eppure, dopo quei risultati, Paola venne congedata con una decisione discutibile che fece la fortuna, nell’ordine, della Federazione Mondiale del canottaggio (allora FISA), della Federazione israeliana e della Canottieri Lugano.

A distanza di13 anni il nuovo corso della Federazione Italiana Canottaggio del Presidente Davide Tizzano ha deciso di riportarla a casa.

La storia di Paola Grizzetti è profondamente legata a Gavirate, dove tutto ebbe inizio nel 1981 come atleta con lo sponsor Ignis. Dopo due parentesi alla Canottieri Varese e in Sicilia, tornò a Gavirate come tecnico, dal 2000 al 2016, risalendo in barca nel 2009 per la memorabile la vittoria del campionato italiano senior con il “quattro di coppia” in cui remava anche sua figlia Valentina.

Oggi è di nuovo in azzurro, come Direttore Tecnico del pararowing italiano e a Varese Head Coach della Canottieri Corgeno.


“Tornare in quella che ho sempre considerato casa mia mi ha ridato un entusiasmo antico – racconta Paola – A Corgeno ho ritrovato l’orgoglio di lavorare per il mio Paese, in un ambiente ideale. Siamo solo all’inizio, ma nello staff che mi affianca non mancano qualità, esperienza ed entusiasmo. Abbiamo già svolto tre raduni accogliendo facce nuove: una bella ripartenza”.

Nel tuo staff azzurro ritrovi Luca Agoletto, una delle medaglie d’oro del quattro con a Pechino, insieme a Daniele Stefanoni, con te a Pechino e Londra, già protagonista nello sci di fondo alle Paralimpiadi Invernali di Torino 2006.

“Il mio lavoro si basa sul gruppo. Luca e Daniele lo seppero fare allora, e lo possono fare ancora meglio oggi. Il non saper fare squadra è stato uno degli ostacoli maggiori che ho affrontato, ad esempio, in Israele. Ma anche lì siamo riusciti a raccogliere grandi risultati, come il bronzo a Rio e l’argento a Tokyo di Moran Samuel con la quale, lasciato il mio incarico, sono rimasta in contatto anche per preparare Parigi dove ha vinto la medaglia d’oro”.

Il nodo più difficile da sciogliere, ancora oggi, è quello del reclutamento, in particolare al femminile.

“Purtroppo sì. È un problema comune a molti Paesi, ma la ricerca è continua, così come la speranza di coinvolgere atlete con esperienza, pronte a rimettersi in gioco e a contribuire alla formazione e alla crescita di equipaggi misti di livello internazionale”.

Quanto pesa sul reclutamento la componente fatica, nel canottaggio come in poche altre discipline?

“Ormai nessuno sport di alto livello consente di eludere questo aspetto. Ma più che di fatica e  sacrificio, preferisco parlare di volontà e impegno. Lo sport è una esperienza di vita straordinaria, senza paragoni”

Lo scenario di Corgeno è ambito dalle Federazioni di tutto il mondo.

“I laghi della provincia di Varese sono da sempre meta di squadre nazionali e club da tutto il mondo. Il Lago di Comabbio e Corgeno offrono condizioni uniche, e per questo sono molto richiesti. Stiamo registrando un aumento continuo di richieste per ospitare raduni olimpici e paralimpici, Un riscontro universale che gratifica la passione e l’impegno del nostro Presidente Giovanni Marchettini e di tutti i componenti della Canottieri Corgeno che quest’anno festeggia il suo 35° anniversario dalla fondazione aderendo anche alla Federazione Italiana Sport Degli Intellettivo Relazionale“.