Quella di Pietro Titone è una spinta che non si ferma. È fatta di amore, coraggio e una determinazione che non conosce stanchezza nel dare a sua figlia – e a tanti altri bambini autistici e non solo – le stesse opportunità di crescita, scoperta e relazione che ogni bambino deve avere.
I primi di anni di vita sono quelli in cui tutto si forma, si costruisce, si gioca il futuro.
Se si perdono, certe occasioni non tornano più.
La culla di questa volontà è “Borgo Blu”, un centro ricavato da una struttura abbandonata, a Borgata Costiera, sulle colline di Mazara del Vallo. Un posto diventato un’oasi di accoglienza, servizi e sogni da realizzare.
“L’idea è generata grazie a mia figlia Sofia, 11 anni, la maggiore delle mie due bambine, nata con disturbo dello spettro autistico. Dopo la diagnosi, io e mia moglie
Valeria abbiamo affrontato una ricerca estenuante di terapie ed esperienze che potessero aiutarla. Stanchi, ma mai rassegnati, abbiamo deciso di investire tutto: energie, tempo, risorse. Non in un sogno, ma in qualcosa di concreto. Così è nato ‘Borgo Blu’”.
In appena un anno, senza fondi pubblici, in una borgata di appena 400 abitanti, ‘Borgo Blu’ ha già coinvolto molti altri genitori, volontari e operatori specializzati dell’intera provincia di Trapani, formandone anche di nuovi.
“Con l’aiuto di tanti, la vecchia struttura e il terreno attorno sono stati riprogettati e resi accessibili. Oggi lavoriamo su due fronti: da un lato, piani terapeutici personalizzati per i bambini, curati da operatori esperti in terapie comportamentali, motricità e logopedia, con un confronto costante con figure professionali di livello nazionale.
Dall’altro, percorsi di formazione per adolescenti, orientati all’inclusione lavorativa. E tutto questo non è solo per bambini autistici: ‘Borgo Blu’ è aperto ad ogni disabilità intellettivo relazionale”.
“Sì, ‘Borgo blu’ è un cantiere di dignità. Il nostro obiettivo è costruire una vita dignitosa per i nostri figli, che possa continuare anche quando non ci saremo più. Non voglio nemmeno pensare a un domani in cui Sofia o altri bambini con fragilità vengano ‘parcheggiati’ tra quattro mura. La loro vita non deve finire con la nostra assenza”.
Come spesso accade, l’inizio è accompagnato da entusiasmo, articoli di giornale, tv e complimenti. Poi, come sempre, arriva la quotidianità, fatta di impegno nell’ombra, necessariamente costante e silenzioso.
“La visibilità mediatica, la vicinanza e l’interesse istituzionale, anche a livello nazionale, sono stati importanti ma quello che conta davvero è che ‘Borgo Blu’ deve e vuole creare legami concreti e solidi con altre realtà locali. Qualcosa di positivamente contagioso, una scintilla che accende altre energie”.
Cosa significa per chi non ha titoli accademici, ma vuole dare una mano, donare del tempo a “Borgo Blu”?
“Parlo per me. Non ho una laurea. Sono solo il papà di una bambina autistica.
Ma ho condiviso con gli operatori un corso per l’inserimento lavorativo e ho capito che, sì, la preparazione è fondamentale… ma il cuore fa la differenza.
E il cuore non lo insegna nessuna università”.
Sei contento?
“Contento? Ancora no. Quello che vedo è solo un inizio che sta servendo anche ad altri genitori e ad altri bambini. Che alcune barriere tra associazioni del territorio stiano cadendo e alcune porte si siano già aperte per un bene comune è significativo e importante ma la strada è ancora lunga.
Una felicità condivisa è auspicabile e la intravediamo ma…ancora troppo da lontano”.
Info: FB Borgo blù


