Un lunedì da leoni

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Emozioni dai colori infiniti proprio come un arcobaleno.
Si parte per via Teulada carichi di entusiasmo con degli amici stupendi che andavano alternandosi al mio fianco portandomi quasi per mano attraverso questo fiume di energia.
Arrivato in Rai capisco, dai sospiri e dalle espressioni dei miei compagni di viaggio, che non c’è solo Magalli e la sua band in studio ma anche qualche fanciulla gradevole a dire poco!
Mica male questa televisione, d’altronde anche l’occhio vuole la sua parte!
Mi ero figurato più volte l’andamento del mio intervento: le domande che mi avrebbero posto, come avrei potuto soddisfarle da un lato e rompere un po’ gli schemi dall’altro. Volevo essere deciso, simpatico e allo stesso tempo esprimere quei contenuti che tanto mi sono cari e che tanto cerco di trasmettere quando scrivo. Un po’ di tensione iniziale, battiti alti e la paura di non incidere. Poi le acque si calmano e mi sento di navigare nella giusta direzione: le immagini parlano un po’ per me e l’ambiente circostante è quasi il prolungamento del mio pensiero quindi dovevo semplicemente essere me stesso…
Ecco che allora vengono fuori i contenuti: il mondo per tutti, la paura come fonte motivante per avere stimoli e in un attimo mi pareva d’essere sul divano di casa! Tanto che non mi sarei più alzato e sarei rimasto incollato a quella sedia per parlare anche dei bimbi che sto conoscendo, delle mie mattine nelle scuole eccetera eccetera. Ma il tempo è scaduto, ho salutato gli amici della Provincia di Varese ma non ho detto la parola “banana” come avevo promesso prima della diretta mannaggia a me! Dopo il mio intervento arrivano tante manifestazioni di stima e di affetto: famiglia, parenti, amici e tantissime persone che non conoscevo. Questo è il potere dello sport: da una medaglia si può andare sui giornali o sul piccolo schermo e da lì sta a noi. Io ho scelto di trasmettere l’amore per un compagno di vita che, se pur chiamato handicap, mi restituisce tanta forza e serenità.
Fine? Assolutamente no! Fuori dagli studi si corre allo stadio Olimpico per vedere Roma Napoli! Bel risultato, giocatori inavvicinabili però lo speaker, dopo aver annunciato le formazioni, nomina un progetto che coinvolge migliaia di ragazzi Special Olympics che giocano a calcio. Uno stadio senza curva, prova a riprendersi la sua anima ripartendo dal sociale: voto 10! Dopo la partita, in un incastro da giornata perfetta, incontro Leonardo e i suoi genitori Fabrizio e Mirella. Leonardo è romano, ha 7 anni ed è cieco dalla nascita: ecco che nell’arcobaleno delle emozioni posso contemplare anche le sfumature dello stupore: lo stupore di conoscere un’altra storia, un bimbo dalle abilità motorie impressionanti nonostante la cecità, dalla curiosità viva e spalleggiata da mamma e papà.
Genitori così forti che mi ricordano i miei. E allora lo scambio di energia e sensazioni positive diventa immediatamente intenso e profondo. Si sviscerano tematiche di ogni tipo: la scuola, gli ausili, il braille e il rapporto con gli altri. E’ stupendo poter dire e mostrare, a chi sta vivendo un percorso analogo al tuo, che ce la si fa! Tante montagne da scalare ma anche tante discese da godersi, col vento che ti accarezza la faccia e il sorriso.
“Grazie Daniele – mi scrivono dopo il nostro incontro – ci hai dato una grande carica, siamo tornati a casa più felici di prima.”
Leonardo e la sua realtà meritano un approfondimento ulteriore. La prima sensazione che ho avuto è che Leo sia la prova vivente che ci sono infinite pagine bianche da scrivere.
Bambini alti o bassi, biondi o mori, ciechi o no, alla fine cosa importa…