Ciechi che navigano a vista

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Monica Nolli è una non vedente che sta sperimentando il piacere di andare per mare in barca a vela. All’inizio per se stessa e adesso per regalarla a tutti!
Il progetto si chiama “U.I.S.P. Blind Sailing” ed è stato realizzato dalla Lega Vela dell’Unione Italiana Sport Per tutti.
Da dove nasce questa idea?”
“L’idea è partita da un sogno che porto avanti da sempre – dice Monica – quello di fare in modo che le persone con handicap visivo possano godersi la vita insieme agli altri: a scuola, al lavoro e nello sport.”
Come hai iniziato?
“Io pratico la vela dal 2000 ed ho frequentato i corsi per ciechi. Cercare e trovare il modo di praticarla come sport amatoriale è un’esperienza forte. In occasione di un raduno ho incontrato il Tecnico Educatore Maurizio Giorgi, presidente della Lega Vela del Lazio e con lui, insieme ad altri, abbiamo navigato per qualche anno. Successivamente Maurizio ha fatto in modo che potessi partecipare  ad un convegno formativo per tecnici educatori, tenutosi a Genova dove ho potuto intervenire e raccontare la mia storia lanciando l’idea”.
Come avete iniziato?
“Insieme a tecnici esperti abbiamo prima stilato un protocollo destinato agli istruttori di tutti i circoli velici Uisp a livello nazionale con lo scopo di indicare gli accorgimenti fondamentali per permettere a una persona non vedente di apprendere la tecnica della navigazione a vela in modo consapevole e autonomo ma inserito in un contesto  di pratica standard. Per chi non vede non occorrono imbarcazioni adattate. E’ sufficiente insegnare a percepire il mezzo, le manovre e il vento, con parametri che prescindono dalla mancanza totale o parziale della vista. In seguito sono andata come tester in alcuni circoli, dove abbiamo simulato l’approccio all’imbarcazione. Ora siamo pronti per lanciare il progetto in modo ufficiale, a metà maggio, a Gaeta, nella scuola della Guardia di Finanza.”
Cos’è per te lo sport?
“Lo sport è  una terapia, un modo per conoscere gli elementi. In questo caso il mare o il lago, il vento e per fare squadra magari con persone sconosciute che diventano amici splendidi. A maggior ragione, per una persona con una disabilità sensoriale diventa un momento di  svago e socialità. A bordo siamo un equipaggio di persone vedenti e non che svolgono un ruolo attivo in un contesto di comunicazione, apprendimento e divertimento. Proprio come ripeti spesso tu: alti o bassi, biondi o mori, ciechi o non alla fine cosa importa? Siamo sempre più abituati a parlare di inclusione, ma spesso  è difficile dare a questo termine un output pratico. Lo sport può diventare uno dei tanti momenti della vita, per imparare reciprocamente la normalità rispettando ogni diversità.”
Cos’è per te la vela?
“Quando navigo provo  un grande senso di libertà: mi sento tutt’uno con la barca, assaporo  la sensazione del vento sui capelli, il rumore dell’acqua sotto la chiglia e la compagnia dell’equipaggio. Per me che non vedo dalla nascita oltretutto, la sensazione di poter condurre e manovrare un mezzo di locomozione è impagabile: sulla terra ferma è un aspetto complesso e non sempre possibile. Per lo sci serve una guida, per la bicicletta serve un tandem, ma in barca a vela, chi ha o non ha gli occhi, è messo alla pari! I ciechi sono come i navigatori antichi che si spostavano ascoltando e gestendo il vento in tutti i suoi aspetti. Certo, loro si orientavano col sole e le stelle. A me piace l’idea che il mio compagno di  barca guardi le stelle o gli strumenti ed io possa aiutarlo a percepire tutto ciò che gli altri quattro sensi mi regalano. Ecco perché ci sarà una pagina su Facebook, che chiamerò ‘Vento Sensibile’, per promuovere questo progetto, ma soprattutto fare innamorare della vela altre persone col mio stesso handicap”.