Due cuori e un cupolone

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E’ proprio così, siamo nel loro anno. Penserete che stia tessendo le lodi di due capitolini solo perché pure io “so de” Roma, in realtà le due imprese hanno dell’incredibile e ribaltano i canoni che, fino a oggi, la storia ci aveva impartito e meritano un serio approfondimento. Questi due signori, grazie alla loro forza di volontà, sacrificio e caparbietà, stanno smentendo il pensiero comune: non si gioca fino a 40 anni; nel calcio se non spendi non vinci.
Partiamo da Claudio, testaccino di 64 anni. Fino a pochi mesi fa aveva una carriera di tutto rispetto: salvezze miracolose, ottimo curriculum anche a livello internazionale e secondi posti più che decorosi che gli sono valsi il soprannome di “eterno secondo”. Claudio è sempre andato dritto per la sua strada sorridendo a tutti, rimanendo centrato su se stesso e continuando ad amare il proprio lavoro ovunque ha lavorato. Un bel giorno gli viene affidata la guida tecnica del Leicester City, “squadretta” della Premier League invischiata nella lotta per non retrocedere nella stagione precedente.
Qualche aggiustamento durante il mercato estivo compatibile con le tasche modeste di questo club e la sua esperienza suggellata da tanta passione e Claudio Ranieri diventa un eroe. I suoi giocatori sembrano attingere da un serbatoio inesauribile di tenacia, forza atletica, abnegazione e senso di appartenenza e da qui regalano anche tecnica e maestria balistica. Ecco allora che il 4-4-2, marchio di fabbrica del tecnico capitolino, diventa sempre più redditizio: squadra cortissima, difesa ermetica e ripartenze in verticale. Come nelle guerre lampo, gli uomini del generale romano moderno fanno razzie nelle metà campo avversarie con contropiedi fulminei e cominciano a racimolare punti fino a diventare irraggiungibili e campioni!
Qualche migliaio di km più a sud-est c’è un signore di 40 anni che per il calcio è già da considerarsi fuori quota. Si chiama Francesco, ha iniziato a giocare a pallone in Serie A quando non esistevano gli sms, Mandela vinceva il premio Nobel per la pace, usciva Jurassic Park e c’erano le cabine del telefono. Oggi abbiamo internet, l’Europa unita e i navigatori satellitari; una cosa non è cambiata: Francesco Totti è ancora un calciatore forte e determinante. E chi se l’aspettava? Qualche mese fa sembrava condannato a dover smettere, quanto meno nel campionato italiano. Invece ci ha regalato dei finali di partita imprevedibili: cambi di gioco a occhi chiusi, assist illuminanti di prima e calci da fermo inesorabili. Il suo non darsi mai per vinto, la sua tenacia e chiaramente la sua tecnica da fuoriclasse lo hanno riportato rapidamente sulla bocca di tutti e hanno smascherato una delle credenze che la storia ci ha appioppato: a quasi 40 anni si può giocare a pallone in Serie A, si può fare gol ed essere tremendamente decisivi.
Abbiamo avuto la fortuna di vivere delle imprese straordinarie dalle quali trarre un insegnamento utile non solamente per festeggiare tutti insieme e bere un bicchiere in più (che non guasta mai) bensì portarci un po’ oltre: questi due uomini ci stanno dimostrando che nulla è impossibile e spesso siamo noi stessi a porci dei limiti, influenzati da ciò che la storia o la società ci hanno fatto credere nel tempo.
Bellissima la storia che ha tanto da insegnare ed è bene tenerne conto. Però non soffochiamo quella parte passionale che ci appartiene e osiamo per ribaltarla ogni tanto questa storia: nel lavoro, nelle piccole cose, nei rapporti interpersonali.
E come vale per Claudio e Francesco, vale per noi se siamo disposti ad osare, assumendoci la responsabilità del nostro destino.