Sette giorni fa a quest’ora iniziavano i miei due giorni di giochi senza barriere. Qualcuno come la splendida squadra di Mogliano Veneto e zone limitrofe era partito ancora prima per piantare la bandiera allo Stadio dei Marmi.
Ma le prime a partire, molti mesi fa, sono state due ineasauribili “condizionatori d’aria” come Elisa e Veronica che hanno immagazzinato ogni calda difficoltà restiuendola sotto forma di freschezza e positività.
Su tutti pesavano le nuvole che ricordavano le pessime previsioni. Ma l’unico pensiero era solo il tanto che c’era da fare. A far la differenza il grande spirito di Mogliano e i colori delle magliette uscite quasi da sole dalle scatole.
Guida infaticabile nonno Plebani che nell’anno delle sue 80 primavere ha dato la biada a chiunque, vestito con “abbigliamento tecnico” rigorosamente di lana, alternativamente inumidito dal sudore e dalla pioggia, armato di due mani e una testa che, oltre alle statue di contorno allo stadio, hanno lasciato di marmo ogni suo compagno di “giochi”.
Due giorni senza sosta al servizio degli altri. La sera della vigilia il grande spirito di Mogliano è volato sul terrazzino del “Farnesina” per ricevere informazioni e indicazioni da capitan Vio che si è perso nello tsunami di parole, pensieri, sensazioni e le tappe di Bebe onnipresente in versione pallina del flipper per promuovere i giochi e art4sport.
Un impegno totale affrontato senza risparmio di energia e ottimismo, capace di commuovere anche il cielo di Roma che per tutta la mattina e un bel po’ del pomeriggio del giorno cruciale ha riversato abbondanti lacrime sul prato e sui marmi dello stadio dei giochi. Ma il grande spirito di Mogliano ha continuato a volare alto, ammirato nel vedere all’opera la sua squadra, con capitan Plebani Junior sul ponte di comando a tener saldamente in mano il timone, con un tono della voce sullo stesso livello di quello in uso nei confessionali. All’arrivo delle squadre il cielo si è asciugato le lacrime e ha fatto la sua parte. Dallo scivolo sotto la sede del CONI sono sbucati in una lenta processione bambini, genitori e capitani.
A poco a poco sul prato è sceso un arcobaleno di accenti, colori e sorrisi.
In largo anticipo è arrivato il trio medusa, ridotto a un duo anzi, ad un singolo e mezzo per la gamba convalescente di Furio. Ma cos’è una gamba in via di guarigione di fronte al campionario di ausili e protesi degli ambasciatori di art4sport con i quali il saluto e il piacere di ritrovarsi è tutto in quegli abbracci privilegio per pochi che durano interminabili minuti. Una sera dove, come ogni altra volta, conta esserci perché si sta bene, si impara, si cresce.
Non si conta chi c’è o chi non c’era ma si pensa a ”…chi quel giorno lì inseguiva un altra chimera”, come i moschettieri di art4sport in gara ai campionati europei di atletica.
Fabio c’è e c’era l’anno scorso in veste di presentatore. Quest’anno è tornato insieme alle sue due figlie perché “devono vedere, conoscere e imparare”.
I giochi cominciano e incantano.
L’abbraccio conclusivo unisce campo e spalti lasciando al loro posto solo i marmi.
E a notte fonda…riappare l’Arcadio, custode dello stadio dei marmi da oltre quarant’anni, uno di quei custodi che staccagli la giugulare ma non sfiorargli ciò che devono custodire. Per tre giorni l’incubo dei Vio e di ogni volontario del grande spirito di Mogliano, difensore estremo di ogni filo d’erba e anche solo della polvere dei marmi. Il nome Arcadio deriva dal greco antico Arkadius, abitante di Arcadia che a sua volta significa “terra idilliaca, incontaminata”. Arcadio ha la voce rotta, si avvicina a Teresa e si rivela.
Come tutti noi Arcadio ha potuto osservare, capire e imparare qualcosa, soprattutto quanto siano incontaminati i piccoli grandi ambasciatori di art4sport.
Arcadio nostro strappa una promessa ai Vio: ”questa è la vostra terra idilliaca.
L’anno prossimo ancora qui”. Per Teresa cittadina del mondo ma romana nel cordone ombelicale è la migliore ninna nanna.
Per Ruggero una buonanotte trionfale.
Una serata così la si vorrebbe infinita. Prolungarla con una cena notturna in compagnia di Simona, Melania e Claudio è stato l’ennesimo privilegio di una due giorni dove ogni secondo mi ha ricordato di essere un privilegiato.
Fortuna o merito? La risposta è forse in una foto regalatami dagli splendidi professionisti di romamor.it.
L’immagine alle mie spalle è chiara e significativa: nella vita ci vuole…