Ecco le Paralimpiaidi! Gioia e malinconia…

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Barra da Tijuca

Si alza il sipario: la gioia supera la malinconia, però che rammarico non esserci.
Domani cominciano le Paralimpiadi che, innanzitutto non sono Paraolimpiadi ma Olimpiadi parallele e quindi Paralimpiadi!
In realtà due cose parallele non si incontrano mai, invece qui di punti d’incontro ce ne sono infiniti!
Il primo, il supremo è lo sport, l’attore principale di queste manifestazioni, il movente di tanta gioia, il salvatore per molte persone. Sarebbe forse più corretto chiamarle Olimpiadi punto e basta anche perché la vera vittoria sarà la fusione di questi due mondi. Magari, logisticamente organizzare insieme i due eventi è complicato; però sarebbe stupendo che la nostra Martina Rabbolini o il sempre nostro Federico Morlacchi si allenassero con l’altra Federica, la Pellegrini, o con Greg Paltrinieri. Per carpire loro segreti, tecniche di allenamento eccetera. E non escludo che anche i nostri fenomeni paralleli possano dare dritte utili ai campioni delle Olimpiadi, quelle senza il “para” davanti.
Io, nel mio piccolo, questo tipo di esperienza l’ho vissuta e me la gusto tuttora dato che mi alleno quotidianamente con gli sciatori open e quindi mi capita di assistere a un allenamento di Thomas Degasperi ad esempio (sciatore italiano professionista fresco fresco di medaglia d’oro in slalom agli europei, la sesta per la precisione) e con lui condividere pensieri sul materiale tecnico, sulle modalità di sciata e su tutte quelle stupende e magiche sottigliezze che avvolgono lo sport ad alto livello.
Purtroppo il mio sport, parallelo o no, alle paralimpiadi non c’è ed ecco la malinconia che citavo in apertura. Un pizzico di dolore c’è nel leggere di tutti questi atleti che partono per un’esperienza così carica di significati, di valori e, dal canto mio, rimanere a guardare pensando, con un po’ di sfrontatezza che è inutile nascondere, che forse forse, anche io, meriterei la possibilità di essere lì a rappresentare il mio paese in un’occasione del genere.
Possiamo poi fermarci a sottolineare quello che non va, quello che non è giusto. Intanto le Paralimpiadi sono l’emblema dell’unione: sport diversi in un unico teatro, nazionalità differenti che si incrociano e disabilità opposte che si spendono fino all’ultimo per una medaglia. Sembra quasi una barzelletta:
“c’è un amputato che parla a un sordo e un cieco li sta guardando…”
In realtà è proprio così ed è la magia dello sport, quella magia che anche il mio sport mi ha insegnato: vivere e condividere le proprie esperienze con altre disabilità. E’ in quelle occasioni che ho imparato a spingere una carrozzina o ad allacciare la cerniera del giubbotto a chi non ha una mano.
Si ride un po’ delle proprie disgrazie e di quelle altrui per far più bello il viaggio, quello della gara e quello della vita stessa.
Anche come professionista le esperienze dell’Unirsi in un evento mi ha dato tantissimo: ora so bene cosa aspettarmi, dal punto di vista medico, dalla spalla di un ragazzo seduto o da un ginocchio di una persona con una gamba sola. Tutto questo grazie allo sport che apparentemente divide e mette in gara uno contro l’altro. In realtà, agli occhi degli attenti, lo sport unisce, eccome se unisce. Quindi in bocca al lupo a tutti ragazzi.
Vi seguirò in piedi sul divano da sportivo parallelo come voi, che come voi ama lo sport dentro e fuori dal campo!