Sempre presente al Sambodromo di Rio sede delle gare di tiro con l’arco della Paralimpiaidi, il presidente federale Mario Scarzella (nella foto del titolo) mette in valigia le due medaglie della squadra paralimpica e traccia un bilancio generale della missione in Brasile per Olimpiadi e Para. Parafrasando “Jhonny Stecchino” il problema di Rio è il traffico. “Anche noi dirigenti come voi media abbiamo tribolato non poco a causa dei trasporti perché hanno tolto la via preferenziale che invece ha ben funzionato alle Olimpiadi. Questo senza nulla togliere ai volontari che si sono dimostrati più che efficienti regalando a tutti un sorriso, qualità non frequenti da trovare. Olimpiadi dove ci è girato tutto storto ma per le quali devo fare i complimenti agli atleti ed ai tecnici, anche se dalla squadra maschile mi aspettavo qualcosa in più. Bene invece le donne che non sono mai arrivate così avanti. Per quanto riguarda invece i paralimpici dobbiamo fare tutti un grande applauso ad Alberto Simonelli per l’argento che ha conquistato al termine di una gara appassionante e naturalmente anche a Elisabetta Mijno e Roberto Airoldi per lo splendido bronzo”.
Da varesino, le chiedo inevitabilmente dei bergamaschi Gianpaolo Cancelli e Matteo Bonacina tesserati per gli Arcieri Castiglione Olona. Il fatto che non si allenino vicino a casa è causato dal problema che accomuna molti della mancanza di strutture?
“No non è questo il motivo. Semplicemente penso che Gianpaolo e Matteo, due ragazzi splendidi, abbiano trovato in provincia di Varese nella società Arcieri Castiglione Olona il loro ambiente ideale. Si sono ampiamente meritati questa opportunità ed anno risposto al meglio come del resto sanno fare in ogni occasione in cui sono chiamati a vestire la maglia della Nazionale. Purtroppo non abbiamo più la squadra ma ci teniamo stretto il nostro mix team con detentore del record del mondo. Questi ragazzi sono favolosi e non ottengono quanto meriterebbero i loro sacrifici. Non chiedono mai niente e danno sempre tutto”.
Oggi più di ieri un attività ad alto livello resta debole se non c’è promozione. Come il rapporto con la Scuola?
“Purtroppo il rapporto con la Scuola è difficile. Non tanto per organizzare incontri o eventi di promozione all’interno di una struttura scolastica. Il problema subentra quando i ragazzi accettano di provare e per frequentare i campi hanno necessariamente bisogno dei genitori. Li vedi entusiasti alla prova, vengono un paio di volte al campo tiro e poi non li vedi più. La causa principale sono orari le distanze. A noi non basta un campo sportivo o una palestra. Chi tira con l’arco ha bisogno di uno spazio ampio e di sicurezza. Condizioni che non ne permettono la realizzazione nei centri città ma piuttosto in periferia o in campagna. Recentemente a Torino è stato organizzato un evento dedicato al tiro con l’arco che ha radunato 14.00 giovani. Al termine dei giorni di prova i ragazzi erano entusiasti. Quando si è trattato di tesserarsi ed organizzarsi in propio per gare e allenamenti sono rimasti in due in due società diverse. Certo, anche noi come Federazione dobbiamo migliorare, come del resto le società, nel farsi conoscere e promuovere la nostra disciplina, ma per mio è fondamentale l’aiuto dei media che ha volte, com’è capitato durante le Olimpiadi, parlano del tiro coll’arco solo dedicando ampi spazi a pseudo casi o polemiche. Avessero, non solo il tiro con l’arco ma ogni altro sport minore, quegli stessi spazi per far conoscere la nostra realtà e le nostre difficoltà sarebbe un bene per tutti”.