Ce reprovemo?

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Alla candidatura della Lombardia per ospitare le Olimpiadi del 2018 sono favorevole tutta laimg_6900n vita! Di un rilancio nel caso del no del Comune di Roma se ne parlava già a Rio, a Casa Italia paralimpica (esclusivo segno di solidarietà ammirato dal mondo intero), ovviamente per scaramanzia perché tutti, dalla coordinatrice generale del Comitato Roma 2024 Diana Bianchedi (qui di fianco con mamma e papà Vio) al presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli erano convinti che alla fine tutto si sarebbe risolto al meglio. Peccato che nello stesso tempo in Comune a Roma per “al meglio” intendevano tutt’altro.
Mo’ si riparte. Milano o Lombardia che sia si esca subito da paure per cause “delegate”.
Facciamolo sto salto di qualità. Ognuno guardiano di se stesso. Ipocrita aver paura della corruzione quando siamo i primi ad infilare parenti e amici in ogni situazione.
Incarichi precisi che rispondano in prima persona di quello che dovrà essere e rimanere dopo.
Ma soprattutto, non sono esclusive italiana ruberie e flop in occasione dei grandi eventi. La tanto decantata e ammirata Londra 2012 ha lasciato un parco olimpico fantasma, da sfida all’Ok Corral, condito da un buco economico che per contare gli zeri serve il campione mondiale della tabellina del tre.
Certo, il precedente più recente dei mondiali di nuoto a Roma come quelli più lontani di Torino 2006 o nella notte dei tempi di Italia 90 non sono incoraggianti ma allora chiudiamo tutto e diamoci all’agricoltura.
Anzi no, anche in quel caso ci sarebbe la terra dei veleni, le regole della Comunità europea e la metastasi del caporalato. Niente, non c’è verso.
Anche quando qualcuno parlò di portare i mondiali di ciclismo a Varese saltarono fuori paura e fobie, compresa quella dell’appello ai varesini di lasciare la città perché erano in arrivo i nipotini di Attila. Alla fine, a parte un paio di alberghi, di quell’avventura non rimase granchè ma nessuno può negare che siano stati i mondiali meglio organizzati e più ammirati nella storia del ciclismo, a detta degli addetti ai lavori di mezzo mondo, compresi i maestri assoluti belgi e olandesi.
Insomma, chi fa cosa e a chi risponde poi, abbiamo poco da temere o da invidiare ad altri solo più bravi di noi a raccontarsi e a raccontarle evitando accuratamente l’immagine del Tafazzi tanto cara a noi italiani.
Se non va, restiamo come siamo. Se va, l’unico dispiacere è che a Roma nel 1960, alle prime Paralimpiadi della storia non ero ancora nato e a quelle eventuali di Lombardia 2028, se Dio vorrà, avrò 67 anni…