La semina continua…

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Atleti paralimpici e studenti, tecnici e docenti, insieme in una mattinata piena di significati, incontri, scambi di esperienze e racconti. Tutti protagonisti nella “X Giornata Paralimpica” al Centro Pavesi Fipav di Milano, in contemporanea con Cagliari ma non come previsto anche con Genova causa allarme maltempo. Per la provincia dipncal Varese c’erano il Liceo Scientifico Sportivo Isis “E.Stein” di Gavirate, Polha, Handicap Sport e CKoss Oggiona Santo Stefano. Oltre a quella degli studenti in gran numero a gratificare l’impegno del Cip Lombardia è stata la presenza del presidente del Cip Luca Pancalli (nella foto a destra) che lontano dalle ultime delusioni romane relative alla candidatura olimpica 2024 aveva tutta un altra espressione.
“Beh la ragione è semplice e scontata – risponde sorridente il presidente – Questo è il mio mondo, questa è la nostra famiglia. Un mondo e una famiglia ai quali ho dedicato la mia vita e quindi mi sento a casa, luogo ideale per alleggerire l’amarezza di un uomo di sport che non riesce a metabolizzare certe risposte della politica”.
Oggi a Milano e a Cagliari Scuola e Comitato Italiano Paralimpico fanno squadra per una semina che dopo le gioie di Rio è già ricominciata.
“In realtà la semina non si è mai interrotta.
Le Paralimpiadi di Rio sono state una tappa del lungo processo di semina partito da molto lontano che sta dando risultati importanti”.
Chiudendo Casa Italia a Rio ha detto “non accontentiamoci delle 39 medaglie. Sono certo che a Tokyo saranno di più”. Inguaribile ottimismo?
“Ottimista sempre ma a Rio volevo dire che sono consapevole del lavoro svolto ma altrettanto convinto che lavorando di più e meglio i risultati non potranno che migliorare.
Una convinzione che cresce dal sapere quanti sono ancora i ragazzi che non praticano discipline paralimpiche.
Il nostro obiettivo è avvicinarli allo sport facendogli conoscere questo straordinario strumento. Dopo di che mi sembra naturale pensare di andare a Tokyo per migliorarci, pur sapendo che quanto conquistato dai nostri ragazzi a Rio è il migliore risultato degli ultimi 44 anni, quindi non facilmente migliorabile”.
Con la fine del quadriennio olimpico i vertici e le cariche del Comitato Italiano Paralimpico vanno a scadenza. Operatori, atleti e volontari cosa devono aspettarsi?
“Mah, alla luce del nuovo assetto governativo come Ente pubblico, devono aspettarsi un nuovo corso e nuove sfide. Sfide che non avremmo mai immaginato di affrontare solo fino a pochi anni fa. Devo dire che sono rimasto molto soddisfatto del recente incontro con il sottosegretario della presidenza del consiglio Luca Lotti. Poter immaginare per i nostri atleti l’assunzione nei corpi dello Stato e nei gruppi sportivi militari è un grande risultato frutto del grande lavoro svolto da tutti noi senza risparmio”.
Il suo futuro resta a Casa Italia o trasloca in una casa Internazionale?
“Ognuno di noi nella propria dimensione vive di cicli. Nessuno è eterno e non sarebbe giusto che lo sia. Io mi sento l’orgoglio di aver creato in questi ultimi sedici anni, insieme a tutti i miei collaboratori e alla mia squadra, un’autentica rivoluzione del mondo paralimpico. Solo per il fatto che oggi non si parla quasi più di atleti disabili ma di paralimpici significa che abbiamo anche innescato un meccanismo di crescita culturale. Vedremo se l’interesse nei miei confronti da parte dell’organismo internazionale mi verrà confermato e comunque dobbiamo pensare che un giorno il movimento paralimpico possa andare avanti anche senza di me. Il mio orgoglio d’atleta prima che di presidente è quello di non aver mai perso di vista l’obiettivo.
Da atleta volevo arrivare, mi allenavo per vincere. Da dirigente ho fatto lo stesso nella consapevolezza che nella vita si possono fare grandi cose pur non essendo nessuno”.