Cena al buio: si spegne la luce, si accende la mente

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Siamo alle porte di una stupenda iniziativa dell’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti della sezione provinciale di Varese: la cena al buio (giovedì 27 ottobre, prenotazioni entro sabato 22 scrivendo a cenalbuio@uicivarese.org o inviando un sms al numero 339.73.07.251).
Ma di che cosa si tratta esattamente?
Dal punto di vista pratico si tratta di farsi una mangiata, tutti insieme, in una situazione di oscurità totale. Nessuna scusa: la luce si spegne punto e basta! Niente trucchetti come telefonini, spie di orologi o altri dispositivi elettronici.
Si accetta deliberatamente di mettersi nella condizione di chi, della vista, ha fatto a meno già da tempo. La domanda allora mi sorge spontanea: ma chi ve lo fa fare?
La risposta è da chiedere ai poveri partecipanti! Dal canto mio, che di cene al buio ne ho servite una marea, la sensazione è pazzesca: si invertono completamente i ruoli! Chi di solito mi accompagna e mi dà indicazioni sul mondo circostante, diventa l’accompagnato, quasi l’assistito. Eh sì perché chi vede raramente capisce il senso di fidarsi cecamente…
Per me invece è praticamente la quotidianità! Molti dei rapporti che stringo si basano sulla fiducia e sul rispetto reciproco proprio perché, venendo meno questi presupposti, anche la sensazione di sicurezza sparisce.
Spegnendo una luce la dinamica è completamente ribaltata: la persona che vede deve totalmente affidarsi al cameriere cieco seguendone attentamente i consigli.
Già questa è una dinamica fuori moda, la fiducia si dona sempre meno per usare un eufemismo e qui bisogna darne infinita a una persona che nemmeno vedi in faccia. Dunque al buio crollano anche i pregiudizi, quelli per cui guardando una persona e il proprio aspetto si pensa già di conoscerla o ci si convince di poterle, a priori, dare o meno credito.
Qui nel buio cari amici siamo tutti nella stessa barca, senza pregiudizi, gioiosamente costretti a dar fiducia anche a persone che non si conoscono e non si sono mai viste.
Le dinamiche durante il pasto sono sempre esilaranti e servono per sdrammatizzare la tensione che il buio, col suo arrivo, crea in ognuno di noi.
La tendenza generale è quella di urlare perché, non vedendo il proprio interlocutore, si pensa che lui non ci stia ascoltando e quindi che faccio? Urlo!
Questo è un altro aspetto curioso: parlare a qualcuno alimenta convinzione in noi stessi se si ricevono feedback dall’altra persona, aspetto che a chi non vede manca da sempre e quindi si è costretti a utilizzare altri stratagemmi per comprendere il livello di attenzione della persona a cui stiamo rivolgendo la parola.
Dopo un po’ di tempo il bon ton viene meno e, stanchi di faticare per infilzare un boccone e poi trovarsi ad accogliere in bocca la forchetta tristemente vuota, scendono in campo le mani!
La vostra fortuna è che il buio è per tutti quindi si può facilmente sfuggire alle regole più comuni tanto non si è visti. Noi che del buio abbiamo l’esclusiva, dobbiamo comunque rispettare regole e costumi per essere “ammessi” nella società moderna perché le apparenze inganneranno e l’abito non farà il monaco, intanto se non sei conforme a certe abitudini rischi il tuo posto a tavola, in quella tavola sociale che si fa sempre più intricata e selettiva. Quella tavola è spesso influenzata dalle immagini, dall’apparire.
La nostra tavola al buio rovescia completamente la situazione: l’unico modo per conoscersi è parlare, mettendo sul piatto ciò che si è.