Un Cesvov…ricostituente

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Ormai prossimo a compiere vent’anni il Centro di Servizi per il Volontariato della Provincia di Varese ha sentito il bisogno di prendere una vitamina per stare al passo con i tempi e affrontare nuove sfide: “Vitamina C”.
“Il Cesvov è nato il 30 giugno del 1997 – attacca il direttore Maurizio Ampollini (nella foto a destra) – img_2323In vent’anni il volontariato è cambiato e cresciuto. Non è più quello di allora perché la società non è più quello di allora. Non so se sia un bene o un male ma di fatto ci sono tante forme nuove di volontariato.
Accanto alle associazioni tradizionali ne sono nate molte altre che coprono l’intero scenario del sociale e non solo. Questo nuovo scenario andato via via costituendosi fa si che le associazioni tradizionali fanno fatica ad intercettare volontari giovani perché i giovani oggi fanno volontariato più di un tempo ma in modo diverso.
Confrontandoci con gli altri Centri Servizi di Volontariato lombardi abbiamo convenuto di pensare a nuove strategie per valorizzare il volontariato giovanile, favorire l’incontro tra il volontariato tradizionale e quello più innovativo e anche, perché no, come indica la riforma del terzo settore, un momento e un luogo di incontro tra profit e no profit”.
A chi apre la porta “Vitamina C”?
“Naturalmente la porta di “Vitamina C” è aperta per tutti anche se chi la sta frequentando sono soprattutto giovani che hanno recepito velocemente l’opportunità di utilizzare spazi allestiti e attrezzati difficilmente a casa o altrove, per lavorare, studiare, organizzare riunioni e incontri perché “Vitamina C” è nata per essere un punto di incontro.
Non è la stessa cosa di starsene al chiuso nelle propria stanzetta.
Qui è disponibile una biblioteca, wi-fi, la banda larga, un valore aggiunto al pari della possibilità di scambi d’esperienze come quelle tra i giovani che hanno fatto il servizio di volontariato europeo e con le ragazze di Belgio, Spagna e Germania che lo stanno svolgendo nella nostra provincia. Quindi, “Vitamina C” è un qualcosa che ti permette di guardarti in giro magari scoprendo che tue idee le ha avute anche qualcun altro che per maggior esperienza o competenza ti permette di trasformale da belle idee a belle realtà”.
In un prossimo confronto con gli altri Centri Servizi della Lombardia cose le piacerebbe poter dire?
“Ogni scommessa si gioca con le migliori intenzioni ma poi è diffide sapere come andrà. Quindi mi piacerebbe poter dire che l’idea ha funzionato. Il condizionale sta nel fatto dell’essere consapevole che a volte le novità rischiano di essere poco tempestive o meglio, di essere troppo tempestivi con la conseguenza di aver bisogno più tempo per ingranare. Noi volutamente abbiamo voluto chiamarla “Vitamina C”. Per non darle una connotazione che non fosse soltanto quella di un “coworking”, anche se in qualche modo può essere assimilato a questi spazi, un po’ perché in questi ultimi tempi è una parola inflazionata con esempi più e meno illuminanti in ogni angolo, spesso con protagonisti che del “coworking” non ne conoscono nemmeno il significato, poi perché questo vogliamo che sia solo uno degli aspetti che caratterizzano gli spazi di “Vitamina C”. Spazi ricavati in una villa del cinquecento immersa in un parco e con un ampio parcheggio. Spazio ideale che favorisce creatività e collaborazione”.
Responsabili di “Vitamina C”?
I responsabili sono alcuni degli operatori già impiegati nel Cesvov, a partire dal capo area di riferimento Massimiliano Pavanello, che si occupa della promozione del volontariato e della comunicazione, che oltre al suo consolidato staff può contare anche su Giacomo Visconti e Elisa Begni, tutti impegnati nel presidiare gli spazi e promuovere l’idea di “Vitamina C”.