“Non perdiamo l’armonia con la natura!”

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Al Liceo Sportivo Isis Stein di Gavirate tra pochi giorni ricominceranno le lezioni del normale programma scolastico che nel primo quadrimestre sono state arricchite dalla lezione settimanale dedicata allo sport paralimpico, novità per l’Italia intera, del percorso sperimentale proposto dall’Ufficio Scolastico di Varese in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico. Nel corso del primo quadrimestre giornalisti, professionisti e atleti si sono alternati ad illustrare il mondo paralimpico con lezioni, video e dimostrazioni sul campo. Tra gli altri la stessa responsabile del corso e referente Scuola-Cip e Fisdir Linda Casalini, Moreno Martinelli docente e tecnico di handbike, il non vedente Daniele Cassioli campione del mondo di sci nautico, l’intera squadra di basket in carrozzina Handicap Sport Cimberio Varese e lo psicomotricità Roberto Soru.
“La prima reazione evidente negli occhi degli studenti è stata lo stupore – racconta Soru – In tema di psicomotricità ho visto anche imbarazzo perché nonostante a quanto si possa credere in questa fascia d’età il corpo rappresenta ancora qualcosa di sconosciuto. Quando si propongono loro esperienze di questo tipo che vanno sull’ordine della consapevolezza bisogna necessariamente non sopravalutare le loro capacità di rielaborazione ma agganciarli con il gioco, facendo vedere che dietro il gioco la corporeità e la fisicità c’è anche un vissuto. Quindi bisogna tarare bene la proposta, non essere rigidi, sapere che a loro piace pur sapendo che poi quando vedono un pallone diventan matti e corrono dietro il pallone. Non solo per un condizionamento culturale”.
Quanto hanno portato scienza e tecnologia e quanto hanno tolto ai nostri giovani che non sanno cosa siano giochi tipo bandiera, salto della corda, saltare tra un pneumatico e l’altro, arrampicarsi, anche il saper cadere.
“All’interno dei miei corsi di formazione, compreso il corso triennale, questi giochi ci sono. Anche soltanto giocare a prendersi, rincorrersi, schiacciare l’ombra dell’altro piuttosto che fare a gara a chi fa i passi più corti o chi riesce a farne più all’indietro, è un modo di recuperare il piacere del movimento e memorie importanti perché i nostri nonni e i nostri padri giocavano e nello stesso tempo apprendevano e acquisivano motricità. In questo senso le due lezioni all’Isis sono state una forma di apprendimento sociale, insieme agli altri, mettendo a disposizione la propria corporeità”.
Soru mi spieghi come mai i nostri giovani con superfici e materiali in continua evoluzione, istruttori e tecniche all’avanguardia manco si avvicinano allo stile di corsa dei giovani di Paesi come l’Etiopia e il Kenya che corrono tra sassi e radici guidati almeno fino all’adolescenza solo dall’istinto”.
“In tutto ciò che noi abbiamo e manca ai giovani del terzo mondo ce n’è un’aspetto che invece, a differenza dei giovani del terzo mondo i nostri hanno sempre meno: l’armonia con la natura. La tecnologia non deve sganciare dall’armonia con la natura. Personalmente svolgo lezioni anche solo passeggiando nei boschi. Passeggiate che insegnano la natura, il vivere in mezzo alla natura superando un’ostacolo, possibilmente naturale.
Poi, se c’è anche l’ostacolo dei 110 metri va bene lo stesso”
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