Federico Mancarella: “In canoa per Tokyo 2020”

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“Dall’acqua alla neve in fondo cambia solo la temperatura”. Il canoista paralimpico Federico Mancarella, protagonista in finale alle paralimpiadi di Rio con quinto posto che gli ha lasciato sentimenti contrastanti, si è presentato così allo Snow Camp di Sestola organizzato dall’Associazione Spina Bifida Italia nell’ambito dello Ski Tour 2017 dell’ormai consolidata partner Freerider Sport Events. Il giovane emiliano, testimonial dell’associazione presieduta da Cristina Dieci, si è seduto per la prima volta nel guscio del monosci stupendo tutti per la naturalezza con la quale ha preso subito confidenza con l’attrezzo negli ultimi quindici anni è servito allo staff della Freerider per insegnare lo sci da seduti a ben oltre mille ragazzi con disabilità.
“Ero molto curioso di provare e la tappa di Sestola dello Ski Tour era un’occasione che non potevo perdere – racconta Mancarella – Avevo già sciato in piedi da ragazzino ma con il monosci è decisamente un’altra cosa, più completa. Mi riconsegna padronanza e comando dell’equilibrio”.
Com’è stata questa prima volta in monosci, insieme a molti altri ragazzi con spina bifida e non solo?
“Ero molto curioso ed è stato bellissimo. Sono felice che questi ragazzi abbiano opportunità come questa. Quelli più esperti m’hanno dato una pista di distacco mentre quelli alle prima uscita sono come ogni altro giovane che impara una disciplina sportiva, con paura, gioia per le piccole conquiste, sconforto, entusiasmo, orgoglio.
E’ bello vederli così carichi perché così devono essere. Determinati a provarci sempre, rinunciare mai”.
Dopo la luna, intendo le Paralimpiadi di Rio, sei tornato sulla terra.
Come hai ricominciato la vita di tutti i giorni dopo un volo come quello i Brasile.
“Ho ricominciato ad allenarmi al Canoa Club di Bologna con il mio allenatore Raffaele Scirpoli. La canoa è il mio sport ed allenarmi mi piace. Quest’anno l’obiettivo e mantenere alto il livello, magari partecipando a gare internazionali per guardare, imparare e continuare il mio percorso d’atleta. Tutto ovviamente per quanto è nelle mie possibilità”.
Se quel quinto posto a Rio fosse stato un quarto sarebbe stato tutto un po’ più facile?
“Arrivare a soli quindici centesimi dal quarto posto che mi avrebbe garantito un contributo mensile da parte del Comitato Paralimpico sul momento mi ha generato tanta amarezza che ho subito dopo cancellato con la certezza di aver dato tutto quello che potevo dare”.
A questo proposito, all’ultimo convegno nazionale dell’Asbi, dove hai raccontato la tua prima Paralimpiade, la presidente Dieci ha lanciato l’idea di una borsa di studio dedicata ai giovani talenti per dare un sostegno a chi come te ottiene risultati di altissimo livello.
“L’idea di Cristina è davvero ottima e mi auguro che possa realizzarsi perché una mano agli atleti di alto livello o comunque ai giovani talenti va data quando gli stessi hanno l’età il tempo materiale per giocarsela, senza altre preoccupazioni come ad esempio quella di dover rimediare uno un posto di lavoro”.
Hai fatto filotto con una laurea in economia e commercio e una Paralimpiade Estiva. Vista la tua confidenza in tempo record con il monosci non è che stai facendo un pensierino alle Paralimpiadi Invernali del 2018 in Corea del Sud?
“Un conto è l’attitudine, altro è la tecnica. Pensiero per pensiero, quello delle Paralimpiadi Invernali lo metto nel cassetto per il 2022. Il mio sport è la canoa e il mio obiettivo per i prossimi quattro anni è di pagaiare alle Paralimpiadi del 2020 a Tokio”.