Tradizione rispettata anzi, rilanciata con qualità e numeri da gara internazionale.
Il “Trofeo Città di Tradate” di nuoto paralimpico organizzato dalla Polha Varese ha messo in mostra gran parte dei migliori atleti italiani e dei protagonisti alle Paralimpiadi di Rio celebrate con 13 delle 39 medaglie della squadra azzurra. Nella sua abituale doppia veste organizzativa e agonistica la Polha si è presentata al gran completo con un totale di 26 atleti tra agonisti, fuori gara e promozionali. Stella tra le stelle Federico Morlacchi (nella foto insieme al nuovo della Polha che avanza, da sinistra Adlin Cika, Emma Mecic e Gabriele Lorenzo) che oltre a tutto il resto – e che resto – ha scritto il suo nome nella storia dello sport paralimpico italiano vincendo a Rio la medaglia numero 500 degli azzurri.
“Bella cosa, belle vittorie e belle medaglie – dice il “Morlacci” – ma adesso, al pari di tutta la Polha e della Nazionale si deve guardare avanti con nuovi obiettivi tra i quali il bersaglio grosso dei campionati del mondo in programma nella prima settimana di ottobre in Messico”.
Intanto sei già ripartito con i soliti ritmi.
“In realtà dopo Rio ho staccato poco o niente. In più c’è stata la piccola complicazione del trasloco da Milano a Monza percui ho dovuto riorganizzarmi anticipando le partenze da casa per l’Università e per gli allenamenti quotidiani. Per noi della Polha l’appuntamento di Tradate è un punto fermo per più di un motivo. Il primo e più importante è che di fatto si tratta della nostra gara, gratificata da tanto talento e atleti di alto livello”.
Per il paralimpico azzurro più medagliato cos’è cambiato dopo Rio?
“L’anno! – il Morlacci non si smentisce mai…- Personalmente niente. Il nuoto rimane la mia vita, la voglia di migliorare è sempre la stessa e le mie giornate ‘nuotano’ intorno al resto, in primis lo studio”.
Della visibilità, dei trionfi, dei complimenti, dei riconoscimenti e degli auspici di Rio cos’è rimasto?
“Beh, ovviamente non siamo sotto i riflettori e negli occhi della gente come in quel magico mese di settembre 2016. Ma soprattutto in tema di visibilità più di qualcosa è rimasto ed è nostro dovere conservarlo e alimentarlo. Tanto per cominciare è arrivato il riconoscimento ufficiale del Comitato Paralimpico come Ente Pubblico. Un bel salto dal quale tutto il movimento si aspetta molto e al tempo stesso chiama tutti noi per primi ad impegno ancora maggiore”.
Se la maggior considerazione nei vostri confronti dall’esterno è una conquista a che punto siamo da parte di quella di Finp e Cip?
“Il clima in Nazionale e i risultati ottenuti dicono senza dubbi che la strada intrapresa dai nostri dirigenti e dai nostri tecnici è quella giusta. Un gruppo, ovviamente atleti compresi, che ha lavorato e lavora tanto superando puntualmente ogni più ottimistica aspettativa”.
E la Polha?
“La Polha sta bene e presentarsi alla sua gara con 16 atleti agonisti 7 dei quali, con l’arrivo di Arjola Trimi, reduci dalla fantastica avventura in Brasile, insieme ad altri 12 giovanissimi talenti, è un segno concreto di programmazione, organizzazione, continuità e qualità con pochi altri esempi in Italia”.
A proposito di Arjola, il suo arrivo in Polha alza ulteriormente il vostro livello e rafforza il vostro gruppo in azzurro.
“Arjola in Polha è un fatto talmente naturale che fa addirittura rima. Pur essendo tesserata con Brescia si allenava già con noi nel team del progetto AcquaRio coordinato dallo staff tecnico della Polha diretto da Max Tosin, con Micaela Biava. Hai detto bene Arjola rafforza il nostro essere squadra per la Polha e per la Nazionale”.
Del piccolo Fede non c’è più traccia. Ora sei un campione punto riferimento ed esempio per tanti giovanissimi del progetto “Sport Si Può” portato avanti da sempre dalla Polha grazie al quale il piccolo Fede ha iniziato a nuotare.
“Quando ho iniziato non me lo ricordo neanche più. Il lavoro e la programmazione a largo raggio sulla promozione e l’agonismo della nostra presidente Daniela Colonna Preti è stato incredibile come sono incredibili, ma solo per chi non la conosce, la passione e la dedizione che ci mette. Un impegno che vale una medaglia d’oro alle paralimpiadi”.
Della scarsità di strutture dedicate o adeguate in provincia di Varese come in tutta la Lombardia e non solo te ne sei fatto una ragione.
“Purtroppo siamo costretti a nuotare dove c’è spazio e dove ci ospitano o dove paghiamo. E’ triste dirlo ma la ricerca di spazi acqua per una preparazione decente sono ormai parte integrante della nostra attività”.
Riconosciuto il Cip come Ente Pubblico quanto manca al riconoscimento dei paralimpici come atleti?
“Anche in questo caso i progressi ci sono stati e al momento siamo più avanti di altri Paesi. Dalle Paralimpiadi di Londra il nostro status è innegabilmente cresciuto. Merito del Cip, per quanto mi riguarda della Finp, merito di ogni singola società che recluta e cresce i giovani talenti. Ognuno continui a fare il suo, senza rallentare”.
Torniamo al piccolo Fede diventato grande. Sembra di ieri il sogno della qualificazione a Londra 2012 e invece hai già due Paralimpiadi alle spalle con sette medaglia in bacheca. Con che spirito inizi il tuo terzo quadriennio olimpico?
“Eh si, il tempo nuota! Posso dire di aver raggiunto la maturità e la serenità ideali per gestire al meglio i miei impegni. Ho imparato a pensare e godermi gara per gara.
Oggi non ho nessun pensiero, tanto meno pressione, per Tokio 2020.
In piscina nuoto divertendomi e mi diverto nuotando. Fino a quando mi viene naturale e il mio fisico risponde nuoterò in tutti gli stili. Se arriverà il momento di scegliere sceglierò. Penso sia la filosofia ideale per presentarmi al meglio ai campionati del mondo di Città del Messico dove avrò titoli da difendere o da conquistare”.
Il piccolo Fede, grazie ad una famiglia giusta, ad incontri giusti e persone giuste, è diventato un uomo e un campione che il mondo ci invidia, nuotando divertendosi, divertendosi nuotando e vincendo.