Arriviamo al bar di Veronello dopo l’alzataccia e un viaggio in macchina tra amici.
Una spremuta e al bancone accanto a noi ecco Gobbi, Pellissier, Sorrentino e Castro.
Non sono nomi altisonanti: si tratta di ragazzi normali e disponibili che, giusto per la cronaca, hanno qualche centinaia di presenza in Serie A. Sorpresa tra le sorprese l’arrivo del presidente Luca Campedelli, persona talmente disponibile, cordiale, in una parola: normale, da chiedermi come possa resistere in mondo come quello del calcio italiano dove
non mi viene in mente qualcosa di normale. Salutano tutti e poi, i giocatori si avviano verso gli spogliatoi del centro tecnico. Già da questa scena si capisce che non siamo ospiti solo di una squadra di Serie A ma di una famiglia. Poi c’è chi scende in campo e chi no ma il bello del calcio è anche questo, acqua e sapone, nessuna puzza sotto il naso, solo la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si fa, consapevoli di meriti e fortuna.
La conferma mi arriva poco dopo, nell’incontro con mister Rolando Maran.
Il comandante del Chievo dei miracoli parla di sacrificio, rispetto per gli altri, serietà e fare squadra. Ne scrivevo quando raccontavo l’incontro tra Marco Parolo e i piccoli Leonardo e Nicole: uno sportivo o più in generale un Vip ha mille sfaccettature del proprio personaggio che vanno ben oltre la pura popolarità.
Anche da queste parti sembra che il concetto sia ben chiaro a tutti. Anche al Team Manager Marco Pacione che, come i grandi uomini, non aspetta che siano gli altri a chiedere e mi porta dritto dritto nell’infermeria della squadra: praticamente un parco giochi per me!
Qui posso dare sfogo alla mia sete di sapere! Tocco a piene mani tutti gli elettromedicali (tecar, ultrasuono, ecc) e tempesto di domande Alfonso Casano, un collega navigato che da circa una ventina d’anni tratta giocatori di primissimo livello. Domande, considerazioni, punti di vista. Un vero e proprio scambio con un’enciclopedia della riabilitazione nel calcio!
La scorpacciata continua e Pacione ci conduce in sala stampa dove Maran ed il suo fedele scudiero Cristian Maraner ci raccontano tutte le innovazioni che il “piccolo” Chievo mette a disposizione dei suoi prodi per restare con i grandi alla grande. I padroni di casa si alternano di fronte a noi. Tocca a Roberto De Bellis, responsabile dei preparatori atletici. Altro che discorsi da bar sullo stretching o sulla “corsa senza un perché”, Roberto è un mix tra conoscenza, esperienza e passione che a sentirlo parlare fa aumentare i battiti del mio animo professionale. Perché quando ti trovi a condividere le idee di un professionista di tale spessore ti senti un po’ più “figo” e capisci che stai andando nella giusta direzione.
Dopo questi input da marziani eccoci al pranzo, qualche foto con i giocatori dai quali rimedio pure dei complimenti! A questo punto manca solo l’allenamento in campo!
La pioggia non ci ferma. Armati di ombrelli siamo a due passi dal prato, un tappeto, di uno dei tre campi del curatissimo e moderno centro sportivo. Per me poter sentire gente di Serie A che gioca a pallone senza il rumore del pubblico è una vera goduria. Puoi capire l’intensità che ci mettono tramite le urla, la velocità dei tocchi, il rumore del pallone e i richiami di Maran e Maraner. Per considerare questo giorno come perfetto manca il trofeo da portare a casa come ricordo! Pacione non mi fa attendere nemmeno un minuto e mi consegna una maglia da gioco firmata da tutta la squadra.
“Un piccolo ricordo” mi dice lui. non sapendo da quanti anni scrivo a mezza Serie A per poter vivere una giornata così. Ogni volta una scusa: le coppe, gli infortuni, il momento no, i pianeti non allineati.
La verità è che quando si perde il senso del ruolo che si ha in questa vita il contatto e la sensibilità verso gli altri rischia di venire meno.
Qui a Chievo è bastata una telefonata.
Certo, l’andamento agonistico della squadra non sarà influenzato dalla nostra visita, il loro mondo però ha ampliato per sempre le mie conoscenze professionali ma soprattutto, mi ha arricchito infinitamente dal punto di vista umano regalandomi emozioni che restano.
Grazie piccolo grande Chievo, campione di accoglienza e normalità.