“L’amuri è musuratu, cu lu porta, l’havi purtatu”…

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Guardare oltre. Non pensare che in casa e fuori dalla porta si debba combattere una guerra. Nello stesso mondo convivono gradini e scivoli, trampolini e buche, ottusi e illuminati, persone giuste al posto giusto e persone sbagliate che dovrebbero essere in nessun posto.
Giovanni e Graziella hanno svoltato togliendo l’elmetto e guardando oltre.
Non hanno avuto giustizia per un parto sbagliato, non hanno trovato supporto per affrontare una quotidianità diversa e tra i sacrosanti diritti pensavano di aver perso anche quelli del sorriso e della serenità. Ma una vita fatta di “non” non è una vita e quindi Giovanni e Graziella hanno guardato oltre scegliendosi gli amici, trovando persone sconosciute subito amiche, momenti sereni e abbracci sinceri portatori sani di energia, raccontando la loro storia e ascoltando storie anche peggio insomma, hanno scelto di vivere tutto ciò che offre la vita. Le fondamenta sono necessariamente loro perchè un problema, al di là della solidarietà e della partecipazione, è in primis sulla schiena e nella testa di chi ce l’ha. Poi ci sono Sofia e Marta che con Daniele formano la squadra della bella famiglia che Giovanni e Graziella hanno saputo e voluto costruire. Primo mattone lo scambio degli anelli. Poi la nascita di Sofia cha ha tirato la volata ai gemelli fermata dalla persona sbagliata nel posto sbagliato. Di gemellare a Daniele è rimasta l’energia ma per quanto ha bisogno poteva convincere mamma e papà a fermarsi. E invece no.
A comporre un tris d’assi è arrivata Marta. Tre figli da crescere per giocare la partita della vita non in guerra, non da eroi, non da esempi, semplicemente da genitori.
Tempi e priorità li indica Daniele, a cominciare da come vuol essere chiamato. Perchè perder tempo ripetendo ogni volta sette lettere? “Dà” può bastare. Dà ascolta discorsi e discussioni riservando il suo intervento nel finale, con l’ultima parola, quella che conta.
Giovanni e Graziella non si siedono: corrono. Ultimo “parto” in ordine di tempo in casa Pomilia è l’associazione “Corro per Dà”, per organizzare e partecipare a corse podistiche e manifestazioni con il fine dell’attenzione per gli altri.
Gliel’ha fatto capire Daniele ribattezzandosi “Dà”, appunto dare, perchè se ricevere è una conquista, dare è sempre e comunque una gioia che per quanto fa star bene dovrebbe essere inserita nella lista dei farmaci salvavita.
Certo, le nuvole nere nel cielo che Giovanni e Graziella sanno colorare d’azzurro non mancano. Nuvole di una solitudine latente, dure da sciogliere, soprattutto di sera, quando il sole va a dormire lasciando l’orizzonte nell’ombra. Ma nel buio la luce di Dà brilla ancora di più guidando la sua squadra sul palco del Teatro Politeama di Palermo, allo “Sport Film Festival”, dove presenta la sua associazione.
Una serata dove Giovanni e Graziella ricevono un invito da tre sconosciuti. “Ma si, tre dei tanti dispensatori di carità che poi si dissolvono nell’aria” pensano tra loro a voce alta. Invece a quel primo contatto, segue un messaggio e poi un altro.
La porta che si apre per Dà offre una vista a 2000km di distanza, sulla neve di Bormio, dove l’associazione varesina Freerider Sport Events ha in programma la penultima tappa di uno ski tour che in sedici anni ha insegnato a sciare da seduti, in tutta Italia, anche in Sicilia, a centinaia di persone con disabilità.
Il tempo vola e la “Dà family” pure, atterrando a poche ore di pulmino dalla meta.
“Si va beh – pensa Dà – questi mi hanno proposto la neve ma qui vedo solo asfalto e sta gente con un accento diverso che mi porta chissà dove”.
Dubbi che condivide con mamma, papà e sorelle ma ormai…
Le previsioni del tempo non sono particolarmente buone, forse solo perchè il sole ancora non sapeva dell’arrivo di un ragazzino suo potenziale concorrente nel riscaldare e illuminare chiunque gli sta intorno. Alla sera in Giovanni e Graziella i dubbi restano. Non tanto sui compagni d’avventura, casinari e simpatici, ma sulla neve e la temperatura dai duemila ai tremila metri dell’indomani.
Quello che è accaduto al risveglio non si può raccontare per quanto è stato un privilegio viverlo.
Giovanni, una sera, rivolgendosi ai suoi nuovi amici con in mano una foto di Dà “sciatore sorridente” dice: “voi non potete capire che gioia ci state dando”.
Giovanni ha ragione. La gioia di un genitore non si può capire.
Se non è tua la puoi solo immaginare. Lo stesso vale per un dolore o anche solo una preoccupazione.
“Nella difficoltà la cosa più difficile da curare è il senso di solitudine – ha aggiunto Giovanni – momenti come questi sono la miglior medicina”.
Momenti dove chi pensa di donare riceve e viceversa.
Infatti, partito per ricevere, Dà è volato a 2000km da casa donando a piene mani lezioni ed emozioni che restano e indicazioni chiare alla sua famiglia, sulla strada giusta, gratificandola con i suoi sorrisi. Lezioni a chi l’ha conosciuto ed emozioni a chiunque l’ha incontrato. Soprattutto a Davide che lo ha guidato scivolando a gran velocità sulla neve, investendolo di affetto e aria in faccia.
Anche il sole nel cielo di Bormio non ha mollato un attimo per tre giorni di fila, facendo a gara con Dà nel distribuire luce e calore. Su Giovanni e Graziella niente nuvole o cattivi pensieri. Solo momenti per ripetersi all’infinito che l’Italia più bella cancella ogni cattivo pensiero. “Vi aspetto a Mazara” dicono Giovanni e Graziella salutando i loro nuovi amici. Dopo un incontro occasionale ed un volo d’andata intrisi di dubbi, sull’aereo del ritorno a casa Dà e la sua squadra caricano un bagaglio che abbonda di certezze.
La prima, la più forte, è che a Mazara del Vallo, Bormio, Varese, come in ogni altro angolo dell’Italia più bella vivono persone che non fanno rumore ma devono incontrarsi per conoscersi e cantare cancellando ogni distanza.
“L’amuri è musuratu, cu lu porta, l’havi purtatu”…