Questa nostra India…poca fiction, tanta realtà

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India si atteggia da star ma non certo perchè ha fatto il suo esordio in tv”. Nessuno meglio di sua mamma Maria Teresa può sapere quanto la figlia quattordicenne sia vulcanica da quando è nata. Il fratello minore Jarno l’ha imparato appena nato.
Un bel giorno Maria Teresa risponde ad una chiamata dall’amica Antonella Cibin, presidentessa dell’Associazione “Più di 21” di Cassano Magnago, che la informa sulla richiesta del CoorDown
per un provino rivolto a ragazze con sindrome di Down per una produzione tv. Perchè no, pensa Maria Teresa, in fondo India vive ogni momento come se fosse sul palco o davanti ad una telecamera. Mamma e figlia partono per Torino senza  immaginare che quel provino non si farà. Infatti, arrivate in anticipo, entrano nel bar degli studi dove casualmente stanno pranzando anche regista e produttore.
“Tu sei India?”, chiedono. “Si sono io”, la pronta risposta.
Bastano pochi minuti allo stesso tavolo e la ricerca di una ragazza per il personaggio di Rosa, figlia più piccola di Salvatore Strano nella fiction di Rai 1 “Questo nostro amore anni 80”, è ufficialmente chiusa.
“Fu una una bellissima sorpresa – ricorda Maria Teresa – Da quel momento incominciarono mesi impegnativi perchè le riprese si ambientavano tra Torino e Roma. Ogni singolo componente della troupe è stato fantastico per sensibilità e disponibilità.
Soprattutto Nicola Rignanese, papà di Rosa, che ancora oggi ci chiama per sapere di noi. Importante e sbocciato in una bellissima amicizia è stato l’incontro con l’actor coach Luca Nicolino, presidente dell’Associazione ‘I Buffoni di Corte’, ormai diventato uno di famiglia tanto che quest’anno, con mio grande sollievo, si è portato India addirittura in vacanza”.
Negli scout, a casa o nelle attività della “Più di 21” India è sempre India. Spontanea, attenta, cocciuta, allegra, triste, inesauribile, come ogni altra ragazza di 14 anni è o dovrebbe essere.
“In quanto presidente di “I Buffoni di Corte” – ricorda Nicolino, giudice sul set nella puntata dell’arresto della famiglia Strano – avevo portato alcune ragazzine con sindrome di down al provino di “Questo nostro amore anni 80” ma nessuno delle candidate aveva soddisfatto le esigenze della regista che ha continuato la ricerca chiedendomi fare da actor coach a colei che sarebbe stata scelta per il ruolo di Rosa.
Pochi giorni dopo mi richiamò per dirmi che si era perdutamente innamorata di India che dovevo conoscere al più presto.
Fin dal nostro primo incontro India confermò di essere il vulcano che mi avevano descritto e da quel giorno cominciammo insieme un lavoro intensissimo.
Sul set e fuori India si è comportata come come una diva degli anni 30, richiedendo per se grande attenzione, dal cibo fino al rapporto con gli attori e i tecnici ma perfetta ad ogni “ciak”.
Un aspetto che ha impressionato tutti, a partire da Nicola Rignanese, suo papà nella fiction, letteralmente sconvolto dalla spontaneità, dai tempi e dalle improvvisazioni di una bambina alla sua prima volta in un contesto del genere”.
Per ciò che fa da tempo con “I Buffoni di corte” e per le scontate reazioni all’entrata in scena di India in “Questo nostro amore anni 80” le sarà caro il tema “genitori”. 
“Un tema molto complesso – risponde Nicolino – Sul ruolo di Rosa in queste settimane sto leggendo commenti contrastanti.
Mi sembra si faccia fatica a capire che il tutto è ambientato appunto negli 80 quando la sindrome di down e la disabilità in genere era vissuta in maniera del tutto diversa rispetto ad oggi.
Il tema dell’integrazione è quanto mai d’attualità, seppur contaminato da una sorta di rabbia latente e con un dialogo non del tutto sereno con ancora molto da sistemare.
Anche in questo India è stata sorprendente.
Le bastava leggere un paio di volte il copione per presentarsi al momento di girare pronta a rispettare la scena ma spesso anche ad improvvisare rimanendo attinente al dialogo e alla scena stessa. Ma alla perfezione sul set voglio aggiungere quanto è successo a riflettori spenti quando se India diceva no era no, con Neri Marcorè, Anna Valle, tutti gli altri, attori, regista e tecnici pazientemente ad aspettare che il mio intervento sbloccasse l’improvviso stop. Momenti difficili ma allo stesso tempo spassosi”.
Momenti di blocco che mamma Maria Teresa conosce molto bene…
“Infatti Maria Teresa me li aveva anticipati per avvisarmi di quanto sua figlia fosse una bambina assolutamente fuori o sopra le righe. Di ragazzi ne conosco e ne ho conosciuti tanti ma India è davvero particolare. Adesso stiamo vedendo come sarà possibile accompagnarla nel sapersi gestirsi sempre di più”.
Ecco, arriviamo al dopo. Di un’esperienza con una fiction tv come al “dopo di noi”.
“Il dopo è una grande preoccupazione. Rimanendo in ambito artistico noi come associazione giriamo da vent’anni con spettacoli che presentano i nostri ragazzi in un contesto di normalità. La rappresentazione della disabilità non mi interessa e credo che sia di nessuna utilità. Lo spettacolo di una compagnia che comprende tredici ragazzi con sindrome di down presenta la normalità senza doverla necessariamente spiegare.
I genitori sentono sempre di più il problema del ‘dopo di noi’. Prima veniva percepito solo con l’avanzare degli anni, oggi arriva subito ed infatti in questo senso attività e progetti non mancano. Con “I buffoni di corte” abbiamo fatto partire progetti sull’autonomia, sviluppabili anche su quella abitativa, collaborando con l’Aipd di Roma ma sempre fermi sulla nostra linea del passo secondo la gamba per evitare che la consegna delle chiavi di casa venga vista come un traguardo e non, come dev’essere, una tappa reale e concreta verso l’autonomia della persona. Detto questo, solo a pensare a ragazzi sistemati in generiche comunità mi fa star male”.
India ascolta ma da segni di insofferenza perchè sente il bisogno si suonare la sua chitarra. La “diva” ha deciso e nessuno dei presenti osa obiettare. Chi la vuole vedere in tv può farlo ancora per qualche martedì alle 21.25 su Rai 1.
Chi la conosce e conosce il suo impegno a scuola, con la “Più di 21” di Cassano Magnago e con gli scout può vedere la stessa India ogni giorno, ben supportata da un fratello poco più piccolo di lei a da una mamma come le mamme sole sanno essere.
Negli occhi e nelle parole di Luca Nicolino c’è tutto tutto ciò che incontri come quello con India sanno donare e insegnare.
Nel mondo che verrà si spera abbiano gli stessi occhi ma soprattutto le orecchie per saper ascoltare anche quelle Fondazioni o realtà private diventate indispensabili per supportare ogni iniziativa, progetto e attività utile ad ogni associazione  impegnata sul fronte tutt’altro che in pace dell’integrazione e dell’autonomia delle persone con ogni disabilità. Per quelle più grandi è già così mentre quelle più piccole, ugualmente meritevoli e ancor più lodevoli perchè operano con passione, dedizione e non ultima la qualità dei servizi nonostante le croniche difficoltà quotidiane con in testa la burocrazia più ottusa, è bene che vengano maggiormente considerate e ascoltate.
Anche in questo caso la conclusione ideale la detta India con la sua consueta spontaneità quando la mamma e Luca la definiscono una diva: “Io non sono una diva, voi siete i divi”.