Italia basket in carrozzina. Jack Geninazzi: “In Polonia per…Tokyo!”

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Si chiude oggi a San Patrignano il triangolare di basket in carrozzina con protagonisti gli azzurri insieme ai campioni del mondo della Gran Bretagna e i vice campioni e medaglia d’oro a Rio 2016 degli Stati Uniti (Italia-Usa: 71-53, Gbr-Usa: 77-70, Italia-Gbr: 54-77).
Per l’Italia un esame importante in vista degli europei in programma a Wałbrzych, in Polonia, dal 28 agosto al 9 settembre dove oltre al titolo saranno in palio i quattro pass per le Paralimpiadi di Tokyo 2020. Nei 14 in attesa di diventare i 12 che voleranno in Polonia c’è Jacopo “Jack” Geninazzi, cresciuto e arrivato in Nazionale vestendo la maglia della Briantea Cantù con una parentesi di quattro stagioni all’Handicap Sport Varese, era il più giovane del gruppo.

“Ne è passato di tempo – risponde Jack – Quella non fu una partecipazione fortunata e la successiva mancata qualificazione per Rio fa si che la voglia di rivivere un’esperienza fantastica come una paralimpiade sia davvero grande per me come per tutto il gruppo”.

Da che stagione arrivi?

“Mah, direi una stagione di alti e bassi. Abbiamo conquistato due obiettivi su quattro, Super Coppa Italiana e Coppa Italia. Non siamo entrati nelle prime quattro della Champions più per demerito nostro che per merito dei nostri avversari e non abbiamo di fatto giocato la serie finale per lo scudetto perdendo secco con Santo Stefano. Adesso la testa è solo per la causa azzurra con al centro la qualificazione per Tokyo 2020”.

La delusione della mancata partecipazione a Rio 2016 sembrava portare il movimento del basket in carrozzina italiano in caduta libera invece?

“Invece i giovani che allora scalpitavano sono cresciuti in fretta generando un positivo ricambio generazionale. Essendo uno dei tre reduci di quella sfortunata esperienza per me in quanto prima volta comunque indimenticabile, sento la responsabilità di mettere al servizio di questo bel gruppo tutta la mia esperienza”.  

Nella crescita del movimento spesso e in più piazze, Roma su tutte, il tema principale resta quello economico. Far le cose fatte bene è davvero solo una questione di soldi?

“I soldi fanno la differenza ma non è solo una questione di soldi. Alla base di tutto c’è la programmazione ma prima ancora una cultura sportiva che da noi fa ancora fatica a metter radici. Nei Paesi che possono vantare squadre nazionali e di club di basket in carrozzina ai massimo livelli lo status degli atleti e quello di professionista quindi, necessariamente impegnati a tempo pieno. Anche in questo senso la nostra Nazionale è un traino fermo restando che al di là della condizione di professionista o meno con passione e lavoro nessun traguardo è precluso”.

A proposito di budget, la Varese per cui hai giocato quattro stagioni ha lasciato la serie A sta contando giocatori e sponsor per ripartire.

“Il mio ricordo delle stagioni in maglia Handicap Sport è ovviamente buono. La più bella è stata senz’altro la seconda in cui arrivammo nelle prime quattro in Campionato e in Coppa Italia con la palestra piena di gente e un ottimo feeling tra noi e la città intera.
Poi qualcosa si è rotto e ho scelto di tornare alla Briantea dove ho iniziato e sono cresciuto. Varese in serie B è un dispiacere perchè suona strano che una città conosciuta nel mondo per i successi della sua squadra di pallacanestro e la passione che la circonda fatichi a riservare attenzione risorse anche per la squadra in carrozzina”.

In questa estate sul parquet, oltre all’obiettivo Tokyo cosa vedi?

“Certamente con la maglia della Briantea, probabilmente con qualche nuovo compagno. L’ambizione rimane quella di sempre: giocare ogni competizione in Italia e in Europa per arrivare fino in fondo puntando a vincerla. Ma prima c’è l’europeo che sarà una battaglia dove l’obiettivo è una medaglia alla quale è automaticamente legata la qualificazione per Tokyo. La partita fondamentale sarà quindi il quarto di finale dove tutti noi siamo determinati ad arrivare nella miglior condizione possibile fisica e di…’incroci’ per i quali giocherà un ruolo non secondario anche la buona sorte. Dobbiamo ripartire dalla più che positiva partecipazione al mondiale 2018 e da questo doppio confronto amichevole in una fantastica cornice come San Patrignano ricca di atmosfera, storie e significati, di fronte a due eccellenza del basket in carrozzina mondiale dal quale abbiamo ricavato buone sensazioni e la convinzione di potercela giocare con chiunque”.
Info: Fipic