Il “vestito cucito addosso” di Davide Stecca

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Nel gran finale del Summer Camp Asbi 2019 disegnato in provincia di Varese, Davide Stecca saluta l’allegra brigata con la quale ha condiviso giornate ricche di sorrisi, emozioni e conquiste. Se come diceva Gianni Rodari “essere creativi significa essere liberi”, Davide (nella foto sotto con la ballerina in carrozzina Nicoletta Tinti) è un professionista libero capace di generare libertà. Lui il Conservatorio l’ha inteso come un qualcosa da conservare per donarlo agli altri in termini di “Suono e vibrazioni che esistono anche se non si vedono, suono e vibrazioni che esistono anche se non si sentono”. La chiacchierata con Davide inizia presentandolo nel modo migliore: che lavoro fai?
“Sai che non lo so! – risponde Davide – Ciò che ora faccio mi fa stare bene.
Mi sento di aver cucito un vestito su misura addosso a me.
Da qui nasce ‘Rcve’ e quello che faccio. La forza del gruppo, del dare e del ricevere attraverso la musica”.
Al suo secondo anno nello staff che propone le attività nella settimana del Camp estivo organizzato dall’Associazione Spina Bifida Italia in collaborazione con l’Associazione Freerider Sport Events, Davide Stecca è un musicista, diplomatosi al Conservatorio di Vicenza in organo e composizione organistica, specializzato in Canto Corale, Canto Gregoriano, affamato di jazz, pop ed ogni altro genere musicale. Insomma, tanta roba.
“Tanta roba che mi ha fatto capire abbastanza presto che la mia strada non sarebbe stata su un palco ma andare incontro ai bambini.
Per diversi motivi non ho avuto il tempo per ambire a successo, fan e lauti guadagni, ritrovandomi del tutto naturalmente nel magico mondo che sanno indicare i bambini. Prima la gestazione fatta di lezioni di musica in casa e a domicilio, poi la nascita di una vera e propria scuola gestita dal 1999 dall’Associazione Officine Espressive, nome che avevamo pensato per indicare l’opportunità per chiunque di potersi esprimere. Strada facendo ho preso sempre più consapevolezza di quanto l’arte possa esserti d’aiuto nella quotidianità e pur vivendo diverse difficoltà che la vita mi ha riservato ho capito che per me la musica è questo e questo voglio condividere con la gente, per apprendere prima di insegnare”.
Dalla tua scuola alla Scuola. Passaggio tutt’altro che naturale, men che meno semplice.
“Generalmente è così ma non per me. Dai primi laboratori proposti alle scuole sono arrivato presto ad un incontro con molti altri docenti a Perugia dove abbiamo creato l’Associazione Educatori Rinascimente, della quale sono da pochi mesi presidente, per sviluppare l’idea pedagogica della didattica del fare con laboratori inclusivi di musica, matematica, antropologia e molto altro, unitamente a corsi di formazione per docenti con oggetto principale il corpo.
Per la scoperta di questa strada devo un grazie a tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare crescendo soprattutto umanamente, senza inventarmi termini o etichette in quanto sono sempre più convinto cha la terapia è insita nella quotidianità. Serve frequentare gli ospedali, serve vivere esperienze dirette e indirette molto forti che personalmente mi hanno aiutato a cucirmi addosso il vestito del mio essere. Una sensazione unica e impagabile”.

Stiamo parlando senza specificare disabili o normo. Tralasciando altre penose terminologie che il genere umano sa coniare senza vergogna a ritmo perpetuo. Stiamo parlando di bambini e opportunità senza barriere.
“Va beh dai allora disabilità lo dico io per primo ma solo perchè nella mia crescita come persona rapportarmi con la disabilità è stato un valore aggiunto.
Prima nella mia Padova e poi grazie alla telefonata del Maestro Luca Yurman che mi propose di collaborare al progetto promosso dalla Nazionale Artisti Ski Team che ha come obiettivo quello di finanziare attività e iniziative dedicate alla crescita del talento sportivo e artistico di bambini e ragazzi con disabilità. Incontro genera incontri. Ultimo in ordine di tempo quello con Nicola Busata che con l’Associazione Freerider Sport Events insegna da ormai quasi vent’anni lo sci da seduti in tutta Italia e che da una decina d’anni sviluppa i camp invernali ed estivi organizzati dall’Associazione Spia Bifida Italia proponendo ogni volta non solo sport ma anche musica, arte, movimento e insomma, come abbiamo già detto: ‘tanta roba’. Eccomi qui per il secondo anno, onorato di far parte anche di questa squadra ricca di persone, storie ed esperienze. Come ogni altra volta senza chiedere prima per prepararmi, solo presentandomi come sono. Come ogni altra volta è stata da subito grande empatia portatrice sana di lezioni ed emozioni. Una magia che ho la fortuna di vivere. Un bene prezioso che mi tengo stretto convinto che la vita riservi grande sofferenza ma anche grandi doni”.
Un aspetto su tutti nel tuo rapporto con la disabilità.
“In primis l’ironia. Non mi sono ancora abituato e spero di non abituarmi alla grande ironia che trovo ogni volta che mi avvicino alla disabilità. Tutto ciò che sento dire e leggo relativamente ai termini e alle parole da utilizzare in tema di disabilità si dissolve al ‘ciao!’ di un bambino con disabilità, che sia neuromotoria, intellettiva o sensoriale. Ogni incontro mi genera energia.
Anche in questi giorni ho conosciuto bambini arrivati con pensieri e fantasmi. Prima una chiusura ermetica, poi il primo sguardo benevole che in poche ore diventa un grande sorriso. Tornando ai miei sogni da musicista penso che nessun concerto mi avrebbe dato queste sensazioni, questo vivere profondamente ogni attimo convinto come sono di quanto la musica sappia donare sicurezza e  tranquillità partendo dal fatto che si può comunicare in modo diverso ma per farlo è indispensabile saper ascoltare. Questo è il mio posto, questo è il mio vestito, questo è il mio compito”.

Per molti dei bambini del Camp Asbi è la prima volta lontano da casa senza genitori. Una settimana è solo una parentesi di una quotidianità spesso molto differente.
“Ho capito cosa intendi e nonostante tutto ciò che ben sappiamo ti rispondo così: insieme si, ce la faremo! Io voglio crederci. Il fatto di esser diventato un formatore di docenti va in questa direzione. Io sono unico e solo, con pregi e difetti, ma il fatto di poter fare formazione insieme ad altri in tutta Italia mi offre la possibilità di alimentare l’entusiasmo e la tranquillità del rapporto con la disabilità moltiplicando energia ed emozioni. Io credo che ce la faremo e vedere tanti giovani impegnati come volontari o operatori in Camp come questo di Asbi cresce la mia convinzione. Ce la facciamo!”