E’ un torneo internazionale che raggruppa alla Rittal Arena di Wetzlar, Germania, otto squadre di basket in carrozzina di ottimo livello con in palio una Coppa dei Campioni che però non va paragonata all’Euro Cup, cancellata a causa della pandemia.
Sull’aereo dell’unica squadra italiana tra le protagoniste, il GSD Porto Torres, ha il suo posto riservato il varesino Alessandro Pedron, ventidue anni, al suo secondo anno in maglia bianconera.
“Nel mio primo anno in Sardegna ho giocato per la Dinamo Lab – attacca Alessandro – la squadra costola della Dinamo Sassari. Stagione interrotta a causa del Covid. Quest’anno ho sentito l’esigenza di cercare un progetto diverso e quando mi ha chiamato Bruno Falchi, presidente del GSD Porto Torres, ho deciso di accettare la sua proposta. Quest’ultimo anno è stato particolarmente complicato per le tante novità dovute alla pandemia ma grazie allo sforzo di tutte le società, in primis della Federazione, siamo riusciti a portarlo a termine. Per quanto mi riguarda mi ha dato grande fiducia permettendomi di crescere e di crearmi una crescente esperienza. L’ambiente è ottimo.
Ho legato con tutti i miei compagni, molti sono riusciti a farmi sentire a casa.
Parlando di numeri, abbiamo conquistato un buon quinto posto che ci siamo giocati proprio con il derby sardo attraverso una formula al meglio delle due gare. La prima persa di 7 punti, la seconda vinta di 10 dopo due overtime ribaltando il risultato.
E’ sempre emozionante affrontare una squadra in veste di ex. Mi era già successo. Trattandosi poi di un derby regionale con di fronte una squadra ostica per qualità ed esperienza, la soddisfazione per il risultato raggiunto è doppia”.
Con la tua squadra sarai al via dell’unica competizione internazionale Din questa tribolata stagione. Sensazioni e ambizioni?
“Giocare una competizione europea è sempre emozionante. Quest’anno lo è ancora di più.
Penso sia un grande segnale da parte del movimento.
Della serie: è stato un anno difficilissimo, ma non ci fermiamo.
La nostra Società ha aderito a questo messaggio e di questa scelta, da atleta, ne vado orgoglioso.
Sarà emozionante potersi confrontare in un torneo tutto nuovo come la Champions Cup, con squadre di grande esperienza e qualità, tra le migliori di Europa.
Per quanto riguarda le ambizioni, difficile dirlo adesso, ma parto sempre dal presupposto che qualsiasi partita sia da giocare con intensità e voglia di vincere.
Poi sarà il campo a parlare e a decretare il vincitore.
Già il poter essere presenti in un periodo così difficile per il mondo intero è sicuramente un traguardo importante”.
Ottimo il segnale che arriva della Nazionale Under 22 ma il basket in carrozzina fatica a reclutare nuovi giovani. In Italia i settori giovanili sono realtà ancora oggi troppe rare…
“La Federazione e le società stanno seguendo, in questi ultimi anni, una politica di avvicinamento al basket importante soprattutto per i più giovani. Personalmente penso che il grosso lavoro di reclutamento debba partire dalle scuole. Purtroppo però ci sono molti cavilli legali legati alla privacy che non permettono alle varie società di poter accedere ai riferimenti degli alunni disabili.
Si sta cercando di ovviare a questo problema con un lavoro enorme di informazione, far conoscere questo sport attraverso i giornali, la TV, i social, le unità spinali.
Quando ho iniziato io, non conoscevo questo sport. Ed ora, mi rammarico molto di non aver iniziato a giocare prima, perchè mi rendo conto che questo non è semplicemente uno sport ma un bellissimo strumento per essere padroni della propria vita”.
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