Sorelle d’Italia…

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Sventolando entrambe il tricolore, Martina ha aperto e Bebe ha chiuso le Paralimpiaidi. Alla medaglia d’oro di Londra Martina aggiunge quelle d’oro e d’argento di Rio. A Londra Bebe era tedofora e cronista. L’oro l’ha sognato per quattro anni e adesso ce l’ha e lo accompagna con il bronzo che condivide con le sue compagne di squadra Andrea Mogos e Loredana Trigilia. Martina e Bebe si sono conosciute quando avevano sogni e speranze. Oggi sono campionesse e personaggi che il mondo ci invidia. “Grazie a tutti di tutto e scusatemi tanto – dice la Caironi – ma adesso voglio una ventina di giorni tutti per me, irraggiungibile. Quattro anni fa a Londra, le mie prime Paralimpiaidi le ho vissute con incoscienza e spensieratezza. Invece questa volta è stata dura. Le aspettative e il ruolo di portabandiera si sono fatti sentire. Avevo tante, troppe cose da gestire.
Questo però mi riempie d’orgoglio perché se hanno pensato a me per un ruolo così importante vuol dire che mi hanno creduto capace di tanto. Una forza che neanche io sapevo di avere. E’ stato fantastico avere qui la mia famiglia e vincere la medaglia d’oro con il brivido di paura nel sentir la protesi che nel finale di gara sentivoi staccarsi. Sono felice e stanchissima. Nel mio pianto liberatorio a fine gara c’è tutto questo”. Bebe ha vinto l’oro che sognava e il vulcano che è in lei è esploso travolgendo tutto e tutti. Quello che chiunque era al Carioca 3 di Rio ha potuto vedere e sentire è stata solo l’anteprima di quanto è successo nella gara successiva, quella a squadre. Sembrava di essere in Italia ed invece si era sempre al Carioca 3 di Rio per la finale che assegnava il bronzo, iniziata male e proseguita peggio. Neanche la tecnologia era dalla parte di Bebe, Andrea e Loredana, con una spina che si staccava continuamente togliendo punti e continuità alle azzurre in rimonta. Tocca a Bebe. Nel momento più difficile e con il punteggio peggiore.
Ma quel cuore pulsante ammirato nella cerimonia d’apertura al Maracanà ha ricominciato a battere al Carioca 3. Un cuore che batteva forte in ogni persona in tribuna inconsapevoli di abbracciare la famiglia Vio al completo seduta in mezzo a loro. Tutti ipnotizzati, con lo sguardo fisso al centro del palazzo, in silenzio, aspettando il segnale del giudice per dare il via all’ultima stoccata. Pochi secondi e poi…il delirio, una torcida che ad un certo punto è sfociata in tarantella contagiosa. Una tarantella nella terra del Samba! Bebe ha fatto anche questo.
“Questa vittoria mi da ancora più felicità della medaglia d’oro – ha detto Bebe dopo l’interminabile serie di abbracci e foto con mamme, papà, nonni e bambini che non ne volevano sapere di lasciarla andar via – dopo la mia vittoria qualcuno poteva pensare che mi fossi scaricata e invece tengo troppo a questa squadra. Sicuramente le nostre avversarie sono più fisicate di noi, forse anche tecnicamente più brave ma noi siamo delle bestie affamate e questa medaglia di bronzo l’abbiamo voluta più di loro”.
Ora Martina e Bebe si godono le meritate vacanza da irraggiungibili.
Entrambe hanno fatto suonare l’inno di Mameli che per una volta è sembrato iniziare con “Sorelle d’Italia…”.