Sensibilità e impegno con scadenza

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Ancora qualche settimana e poi gli atleti paralimpici potranno tornare alla loro normale quotidianità fino alle prossime Paralimpiadi in programma nell’agosto del 2020 a Tokyo.
I più gettonati del post Rio sono senza dubbio Alex Zanardi e Bebe Vio. Il popolo dei sensibiloni ha capito tutto e la caccia ai due è partita. Entrambi impegnati a sostenere le rispettive associazioni, Bimbingamba e art4sport, Alex e Bebe hanno anche una vita propria e bella piena. Lo stesso vale per gli altri 100 e più atleti paralimpici che al pari di Alex e Bebe hanno lavorato duro per essere protagonisti a Rio ed una volta tornati a casa, più senza medaglia che con, hanno già ricominciato un altro tipo di caccia. Mentre Federico Morlacchi faceva esplodere di gioia parenti e amici in casa della Polha Varese si era già al lavoro per inventarsi spazi acqua, una piscina da 50mt, trasporti, fondi e finanziamenti per gratificare tecnici ed operatori che, solo per parlare degli ultimi due anni, hanno saputo fare squadra generando il progetto “AcquaRio” dedicato ad otto atleti di talento, sette dei quali capaci di qualificarsi ed essere protagonisti alle Paralimpiadi dove hanno conquistato sette delle tredici medaglie della squadra azzurra. Dei quesiti con scadenza quadriennale sul fare o meno olimpiadi e paralimpiaidi insieme, delle polemiche sulla opportunità o meno dei premi in denaro legati alle medaglie, oltre ad un altra serie infinita di stupidaggini frutto del mix emozioni-ignoranza che durano dalla cerimonia di apertura a quel di chiusura della Paralimpiadi, in casa Polha come nella case di ogni realtà varesina non c’è traccia.
Non ce n’è il tempo. Solo per tesserare gli atleti con le diverse Federazioni – la Polha svolge otto discipline…- il conto diventa subito salato e i primi sponsor diventano necessariamente i genitori. Ecco allora che parte un’altra caccia: quella al colpevole. La lista è lunga: il Governo, il Comitato Paralimpico, la Rai, la Regione, la Provincia che non c’è più e infine il Comune. Chiusi in una riserva restano quelli che prima di alzare il dito verso qualcuno se lo picchiettano sul petto dicendosi: ”ma io, tra una Paralimpiade e l’altra, cosa posso fare per essere utile alla pratica sportiva delle persone con disabilità?”.