Brindisi di fine lezioni con inevitabile sottofondo musicale alla Cooperativa Spazio Vita Niguarda. A dirigere l’orchestra degli operatori è il coordinatore del laboratorio di musica Valentino Bonicon, con lo staff di docenti composto da Maurizio Rocca, operatore del Centro Ricerca Arte Musica e Spettacolo di Lecco (C.R.A.M.S.), il bassista Angelo Perini e Marco Sivo, pianista e cantante.
“Gli allievi del nostro laboratorio – spiega Bonicon – provengono dall’Unità Spinale di Niguarda ma anche e soprattutto dal territorio dove operiamo, per lo più paraplegici, tetraplegici, bambini con spina bifida o emiparesi”.
Ma interni ed esterni come arrivano in Cooperativa?
“Ad oggi la nostra utenza arriva a noi attratta soprattutto dalle attività che offriamo – risponde Bonicon – Attività gratuite per chiunque, divise in laboratori comprendenti anche il nostro di musica d’insieme, organizzate con lezioni settimanali.
Ovviamente il tutto si svolge in collaborazione con il personale ospedaliero, soprattutto in presenza di degenti ancora in fase acuta per una lesione midollare recente, che ci vengono segnalati dai fisioterapisti e dai medici. L’esempio più frequente è il ragazzo vittima di un incidente interessato a riprendere a suonare uno strumento che già suonava prima oppure desideroso di rimettersi in gioco imparando la musica”.
Oltre che per gran parte dei suoi allievi anche per lei si tratta di un’esperienza nuova.
“Vero. Sono un musicista da oltre dieci anni e prima di questo incarico in Cooperativa Spazio Vita ho svolto il Servizio Civile in Unità Spinale dove ho riscritto l’attività che veniva proposta da tempo, a mio parere superata, arrivando quest’anno all’opportunità di occuparmene in prima persona qui in Cooperativa”.
Prima lezione, primo allievo?
“Eh, bella domanda! La prima volta è stata parecchio emozionante perché toccavo concretamente un qualcosa sul quale io come gli altri miei colleghi avevamo lavorato tanto sul doppio fronte della stesura del progetto e il reperimento dei fondi necessari.
Con i primi tre allievi, dei quali uno cantante ed un altro chitarrista, è andata subito molto bene tanto che ancora oggi sono con noi migliorando e migliorandoci costantemente. Ogni volta è una scoperta su cosa e come possiamo fare, adattando il repertorio, tenendo viva, insieme, l’organizzazione del programma. Così come insieme prendiamo ogni decisione. Come una vera e propria band, perché noi siamo una band. Una sorta di autogestione condivisa da docenti e allievi, come abbiamo inteso fin dall’inizio il progetto denominato ’Spazio Musica” che ha nel suo cuore pulsante il concetto di inclusione. Fino all’anno scorso l’attività musicale prevedeva una lezione settimanale di due ore come avviene adesso ma senza l’utilizzo di strumenti tradizionali tipo batteria o chitarra elettrica. Solo particolari strumenti e adattati. Inoltre, si trattava della classica lezione io maestro tu allievo. Concetti che abbiamo voluto stravolgere suonando tutti, tutto e insieme. Chi in piedi, chi in carrozzina. Chi normodotato, chi potendo muovere solo un braccio. Quando uno sbaglia le sente dagli altri, quando qualcuno migliora siamo contenti tutti, quando suoniamo bene è merito di tutti. Come dev’essere in una band”.
Lezione tipo?
“Ovviamente il concetto di insieme non cancella ruoli ed esperienza. I quattro insegnanti, ognuno specializzato in più strumenti, sono qui per insegnare e quindi i primi tre quarti d’ora della lezione sono dedicati alla tecnica. Invece, per la restante ora e un quarto vale tutto ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora”.
A soli ventisette anni, insegnante di allievi così particolari cosa si impara?
“Prima di ogni altra cosa a superare l’impatto emotivo del vivere da vicino la sofferenza. Un primo impatto che ha bloccato ogni operatore che entra dalla porta per lavorare in questo ambito. Poi ci pensano i ragazzi a indicarci la strada. Come? Semplicemente arrivando per prendere il loro posto e suonare. Chi arrivando da casa con un ‘Triride’, chi portandosi il proprio strumento, chi l’amplificatore o un ausilio particolare. Quando ci siamo tutti si attacca e si suona. Come accade per ogni altra band. Ognuno spostando sempre più in là i propri limiti, ognuno con la sua età, la sua lesione, la sua patologia, la sua storia. Quando si comincia c’è spazio solo per la musica, insieme”.
Facile da dire, strada più difficile da percorrere che oltretutto comporta l’accontentarsi mai.
“Infatti. Ecco perché abbiamo cercato la collaborazione con il Centro Ricerca Arte Musica e Spettacolo di Lecco che oltre a metterci a disposizione Maurizio ci fornisce strumenti che mettono chiunque nelle condizioni di suonare. Adulti e bambini, con ottime capacità motorie residue o senza”.
Altri esempi in Italia come il progetto “Spazio Musica”?
“Per modalità ma soprattutto per l’utilizzo di strumenti come il Sound Beam abbiamo potuto constatare di essere gli unici”.
Sogni?
“Prima dei sogni c’è l’obiettivo di realizzare negli anni a venire un repertorio di diverso genere ogni anno. Il sogno è una più concreta e continua collaborazione con il Conservatorio e le loro big band. Poi ci sarebbe un desiderio cresciuto in questi primi sei mesi di lezioni allo Spazio Vita: un locale tutto nostro che ci risparmi le ore di montaggio e smontaggio degli strumenti ad ogni lezione. Abbiamo scelto o no la strada del non accontentarci mai?”.
Info: www.ausniguarda.it
Sito: www.spaziovitaniguarda.it
Mail: segreteria@spaziovitaniguarda.com