Una festa all’insegna del calore e della condivisione, in un anno in cui 157 ragazzi si sono riaffacciati e reinseriti nella società.
Natale di rinascita a San Patrignano.
E’ quello che hanno vissuto i 1300 ragazzi della comunità, in particolare i 349 che quest’anno hanno vissuto il loro primo Natale nella realtà riminese, circondati da quel calore che da tempo non sentivano più. Una festa ancor più forte per i 39 ragazzi entrati nell’ultimo mese di dicembre, di cui 9 solo nella giornata della vigilia, quando la comunità ha aperto come da tradizione le sue porte a quanti si sono presentati.
“A differenza degli anni ’90, oggi anche con chi entra alla vigilia facciamo un colloquio conoscitivo in modo da facilitare quanto più il suo inserimento in comunità – spiega Piero Prenna, al suo primo Natale da presidente – Ci auguriamo davvero che le 4 ragazze e i 5 ragazzi entrati alla vigilia, abbiano la volontà e la tenacia di portare avanti il loro non semplice percorso di rinascita. Noi, con lo spirito di accoglienza che da sempre ci contraddistingue, abbiamo dato loro la possibilità di toccare con mano cosa significhi vivere un Natale in famiglia”
Sono tante le storie di ragazzi che si sono ritrovati a San Patrignano, che entrati proprio alla vigilia hanno poi portato avanti il loro percorso dando una svolta alla loro vita (guarda il video). E sono stati tanti coloro che sono tornati a San Patrignano per vivere il momento della vigilia con la loro famiglia allargata, nell’incredibile sala da pranzo addobbata a festa con migliaia di lucine a coprire il soffitto e tanti alberelli di Natale realizzati dai diversi settori. Dopo la Santa Messa in auditorium celebrata da don Fiorenzo Baldacci, si è tenuto il classico brindisi natalizio in sala da pranzo: quasi mezzo chilometro di tavoli per circa 2000 persone che hanno vissuto l’emozionante consegna dei doni per ciascuno dei ragazzi.
Con le feste arriva anche il momento del bilancio dell’attività annuale della comunità.
“Il 2018, anno del 40esimo della comunità, è stato un anno particolarmente impegnativo – racconta Piero Prenna – Sono stati tanti gli eventi che abbiamo realizzato per ricordare al meglio quello che è stato il nostro impegno in questi anni, ma questa ricorrenza è stata anche una spinta e un monito a non scordarci di quelli che sono i punti cardine del nostro impegno, riassumibili nel recupero e nella prevenzione.
Se sono stati 349 i nuovi ingressi, è altrettanto vero che sono ben 157 coloro che hanno terminato il percorso di recupero e si sono reinseriti, l’85% dei quali è riuscita a trovare lavoro. Rispetto la prevenzione sono stati circa 46mila gli studenti di tutta Italia che abbiamo raggiunto e la speranza è che i nostri incontri possano averli aiutati a riflettere sulle loro scelte di tutti i giorni. Un comunità che supera ora questo 40esimo certa di voler portare avanti il suo impegno in maniera sempre più convinta”.
Queste tre brevi storie di ragazzi che sono entrati in Comunità alla vigilia di Natale nell’arco di questi 40 anni
Gianni entrato nel 1993
Era il 6 Gennaio 1993 e la mia storia con San Patrignano è nata nel parcheggio antistante la comunità. Con me c’era mia mamma, esasperata da 16 anni di tossicodipendenze e mia zia che in quel momento gestiva l’associazione di Ravenna. Io non avevo mai preso in esame di fare un percorso, né di riconquistarmi la dignità. Avevo sempre pensato di morire giovane, di morire in mezzo alla strada, di non conoscere la vecchiaia. Mi ricordo quei 50 metri dall’ingresso alla sala da pranzo, che mi sono sembrati un chilometro. Mi portarono al tavolo da Vincenzo che stava festeggiando il compleanno. Le testuali parole sono state: “Se vuoi pensarci ci pensi subito ma da domani se vuoi andar via non ti lascio più andar via”. Non sono più andato via. Per me il Natale è calore, è rinascita. Il Natale è accoglienza.
Sara entrata nel 2003
A San Patrignano non puoi non sentire il senso del Natale. Infatti quando poi esci, ti manca. Quando sono entrata ero piccolina, avevo 22 anni. Nel parcheggio antistante la comunità eravamo tanti, tanti non stavano bene, tanti erano adulti, in pochi eravamo giovani. Ricordo l’ingresso in comunità, noi ragazzi parlavamo nel vialetto tutto illuminato, le famiglie erano in fermento perché stava avvenendo materialmente l’arrivo in comunità. E quando siamo arrivati in salone erano tutti seduti e ci hanno applaudito per tantissimo tempo. Ho provato una sensazione di benessere e felicità. Qualcuno mi stava aspettando.
Leonardo entrato nel 2016
Davanti all’ingresso in comunità eravamo tutti uguali, erano tutti tossici, come me. Eravamo circa 30 ragazzi e non conoscevo nessuno. Quando sono entrato, la vigilia di Natale di due anni fa ero completamente spaesato, non sapevo chi ero, non avevo obiettivi, non avevo sogni, soprattutto non avevo voglia di far niente. Prima, quando mi drogavo, non vedevo l’ora che arrivasse Natale per andare ai pranzi con i parenti per rubare. Quando sono arrivato a San Patrignano e ho visto tutte le luci, le persone che si abbracciavano, si baciavano, tutta un’aria di festa, ma la festa dentro di me non c’era, c’era soltanto il marcio. Oggi, solo il fatto di abbracciare e di dire buon Natale a mia mamma, a mio babbo, a mia sorella è una cosa che mi riempie di gioia.
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