Sull’acqua del Lago di Varese l’Italia del pararowing ce l’ha fatta a qualificare due barche alle Paralimpiadi di Tokyo. Dopo il quattro con già qualificatosi ai mondiali, è toccato al doppio, grazie a Chiara Nardo e Gianfilippo Mirabile (foto sotto C.Cecchin).
Nessuno buona notizia invece per i due singoli. I due azzurri in gara nelle rispettive finali, Laura Morato e Massimo Spolon, si sono classificati al secondo posto.
Nel fine settimana internazionale di Gavirate soddisfazione e gioia anche per Paola Grizzetti (nella foto del titolo) che qui è di casa, pioniera del pararowing, oggi responsabile tecnico della squadra nazionale israeliana e del Club Canottieri Lugano, oltre ad essere a capo della commissione pararowing della FISA, la federazione internazionale del canottaggio.
“Sono stati giorni intensi e al tempo stesso gratificanti per tutti coloro che ancora una volta si sono dimostrati all’altezza – dice Paola Grizzetti – Mi riferisco in primis alla Canottieri Gavirate capace di superarsi nell’organizzare un evento di questa portata e alle attuali condizioni dovute al Covid, per il quale è stato necessario un rinvio di un mese quanto mai provvidenziale e opportuno.
Un impegno iniziato nei primi anni 2000 gratificato in questa edizione dalla partecipazione di 27 Paesi.
“Ogni volta che torno a casa mi emoziono pensando a quanta strada abbiamo fatto. Mi auguro che questo evento di Gavirate continui negli anni ad essere un punto fermo del pararowing mondiale, come chiedono a gran voce sempre più Paesi, auspicando di ritrovarci qui tra due anni per le qualificazioni alle Paralimpiadi di Parigi 2024”.
A proposito di gratificazione. Da Commissario Tecnico di Israele hai presentato tre barche alle qualificazioni del 2019 e porti tre barche in Giappone.
“Permettimi prima di dire che sono felice per le due barche qualificate dell’Italia e mi dispiace per i due doppi. Per quanto riguarda Israele i nostri atleti hanno svolto al meglio un grandissimo lavoro supportato dalla Federazione.
La qualificazione di tutte le barche presentate per Tokyo è il frutto di programmazione e impegno”.
Da Gavirate a Tel Aviv per sederti sul trono del Capo Commissione della FISA.
“In FISA c’è poco da sedersi sul trono. Anche in quell’ambito il lavoro da svolgere è enorme tanto che il mio incarico è coinciso con il mese di elezione, ottobre 2020 e non nel gennaio 2021 come previsto. Sei mesi tosti appesantiti dalla pandemia quindi, nei quali siamo comunque riusciti a definire le tappe della stagione di ripartenza”.
Gare paralimpiche da 1000 metri portate a 2000. E’ finita la disputa pro e contro?
“Qualche resistenza c’è ancora ma ormai siamo andati oltre. Detto questo, a livello promozionale dovremmo forse pensare a qualcosa di diverso mo sostanzialmente, fermo restando che il cambiamento porta inevitabilmente con se pro e contro, riscontri e risultati stanno dando ragione al nuovo corso”.
Tema inclusione?
“In questo senso sono stupita del fatto che ancora troppe federazioni europee sono ancora ferme. I segnali positivi non mancano. I numeri crescono e sempre più Paesi ci stanno lavorando.
A Lugano ci stiamo provando in un ambiente ideale, splendidamente in squadra con mia figlia Veronica Calabrese e un altro gaviratese, Davide Magni. Speriamo sia una semina altrettanto fruttuosa di quella iniziata oltre vent’anni fa a Gavirate. Purtroppo c’è ancora un po’ di paura tra i tecnici nell’approcciarsi alla disabilità. Basterà consolidare la cultura del concentrarsi sul cosa c’è senza riservare energie al cosa manca”.
Una paura che tu hai eliminato nel 2003.
“Sinceramente non me la ricordo nemmeno. Già allora, proprio su questo pontile, sognando con un gruppo di ragazzi le Paralimpiadi di Pechino dedicammo ogni energia alle potenzialità di persone determinate a diventare atleti”.
Solo cinque anni più tardi atleti con al collo la medaglia d’oro a Pechino.
Persone, esempi per chiunque.