Camp Real Eyes Sport, un dono perchè la prossima volta sia più vicina

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Sette giorni volati via lasciando emozioni, sensazioni, insegnamenti, stimoli e informazioni, ai 42 bambini ciechi e ipovedenti che hanno partecipato arrivando da Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Puglia, Lazio e  Campania, ai genitori che li hanno accompagnati, agli operatori e ai volontari che li hanno accolti, seguiti, ascoltati. La seconda edizione del Camp Real Eyes Sport era tutt’altro che certa solo pochi mesi fa. Daniele Cassioli e il suo staff hanno lavorato all’organizzazione nell’incertezza del momento, incalzati dalla “fame di uscire di casa” di tante famiglie distribuite da nord a sud del nostro paese. Famiglie che Cassioli conosce per averle incontrate, condividendo necessità e opportunità. Le iscrizioni sono arrivate come una bomba d’acqua, coprendo in un paio di giorni i posti disponibili nell’accogliente e familiare Centro le Torri di Tirrenia confermatosi sede ideale per la logistica, ma soprattutto per la sensibilità della direzione e del personale.

Dal primo giorno del Camp si è parlato solo di bambini, motricità, sport, autostima e autonomia.  Nessuno spazio per ciò che manca, energia solo su quello che c’è. Al mattino con le “stazioni” di atletica, calcio, basket, baseball e motricità al Centro di preparazione olimpica e paralimpica del Coni, nel pomeriggio con il surf e il sup sul mare di fronte all’hotel, alternati all’equitazione nella prestigiosa Accademia della Marina Militare di Livorno.

A far squadra con lo staff di Real Eyes Sport, diretto da Giulia Chiara Castiglioni: Università di Pisa con un team di tirocinanti, ricercatori del Politecnico di Milano e dell’IRCCS di Genova, Università di Parma, Fispes, Apd Vharese, Comitato Locale Croce Rossa Pisa, Centro Tiflodidattico Assisi, Surf Trip Camp Tirrenia, Giocampus Parma ed un gruppo di “Harleysti”, particolarmente apprezzato dai bambini, ad animare il gran finale del Camp. Questa emozionante edizione si è concretizzata grazie al contributo determinante della Fondazione Ey, che nell’ambito dell’iniziativa Social Value, ha chiesto ai suoi seimila dipendenti di votare 68 progetti presentati per sceglierne solo 4, tra i quali, appunto, il Real Eyes Sport Camp 2021.

Felici i bambini, che dopo tanto tempo in casa con gli adulti hanno potuto ritrovarsi tra coetanei. Sereni i genitori per i quali l’organizzazione ha previsto tre mattinate con i mental coach Luciana do Carmo e Cesare Zanotto.

Istanti in cui si è ritrovato l’abbraccio.

“C’è un momento dove le anime si parlano – dice Luciana do Carmo riavvolgendo il nastro degli incontri con i genitori a Tirrenia – Hai presente quando stai vivendo un momento duro, un qualcosa che ti toglie energia, che ti scombussola il sonno, che vorresti evitare di parlare e di spiegare? Ti senti come solo tu lo sai, ma arriva quella persona che senza dirti niente, si avvicina ti abbraccia e ti tiene lì stretto. Tu senti di poterti abbandonare, piano piano rilassi tutti i muscoli, fai un respiro profondo e quella sensazione meravigliosa di sollievo che ti avvolge è come un balsamo per il cuore”.

Di momenti magici il Camp di Tirrenia ne ha donati ogni giorno. Con lo sport come mezzo per concentrare l’attenzione su ciò che si ha, tralasciando cosa manca.

“Per me lo sport è stata una salvezza – dice Cassioli – perché mi ha dato consapevolezze motorie, sociali e fisiche. Per questo mi batto affinché, la fortuna di incontrare lo sport per chi non vede, non sia casuale ma diventi sistematica e culturalmente contemplata. Sono anche fiero di tutto lo staff che compone la famiglia Real Eyes Sport: segreteria, progettisti, volontari, accompagnatori, sostenitori e amici. Un mix di competenze straordinarie messe al servizio di questi bambini speciali che spesso vivono un approccio alla disabilità esclusivamente assistenzialistico, con il rischio di perdere il contatto con la felicità, di conseguenza la libertà”.

“Un bambino libero – scrive Cesare Zanotto – è un genitore felice. Un genitore felice è un bambino che moltiplica le sue possibilità di diventare libero”.

Libero come Gabriele, quindicenne. “Fatica ad esprimersi” dicono di lui.
Ma sentendo la presenza di un pianoforte Gabriele cerca una sedia e gli si siede di fronte accarezzando la tastiera, azzittendo i presenti incantati nell’ascoltare. Gabriele si esprime eccome, arrivando nel profondo di chi gli è vicino, travolto da quella musica, con gli occhi lucidi o gonfi di lacrime.

Libero come Ettore, ipovedente, che al Camp ha festeggiato il suo quindicesimo compleanno donando questa riflessione al suo “maestro sul campo” Andrea Farnese.

“È l’uomo che è schiavo di ciò che vede o è ciò che si vede che è schiavo della mente umana? – scrive Ettore –  Quante volte usiamo nella vita la parola vedere senza accorgercene, ditemi, quante? Ci vediamo più tardi; non ci vedo più dalla fame; sto guardando un film; ecc., ecc.. E se vi dicessi che vedere non è la sola cosa che sappiamo fare? Se vi parlassi del fatto che ci sono diversi modi di guardare le cose?”.

Riprese in mano borse e valige per far ritorno a casa nessuno ha pronunciato la parola “addio”.
Scambi di numeri e indirizzi, ancora abbracci e tutto ciò di cui è rimasto intriso in sette giorni imparagonabili, purtroppo per questi bambini, a qualsiasi altra loro settimana dell’anno. Come ripete Cassioli in ogni occasione: “Li vado a cercare casa per casa”, riferendosi ai bambini ciechi o ipovedenti ancora lontani da opportunità come quelle che lui e la sua squadra stanno distribuendo in ogni angolo d’Italia.
Non tutti capiscono, non tutti vogliono capire ostinandosi a difendere il proprio io, il proprio spazio, le proprie convinzioni.
Ma quella di Cassioli è una “musica che gira intorno”, arrivando sempre più lontana, conquistando scettici e pigri, bambini e genitori.

Ogni momento è una storia da leggere sui volti o da ascoltare.

L’anno scorso Leonardo era arrivato dal Veneto con il papà.
In un anno la sua vita è cambiata. Ora è seduto in carrozzina impegnato in una lotta impari contro un destino che non gli da tregua. Il richiamo di quello che stava succedendo a Tirrenia ha convinto la sua mamma a mettersi in viaggio con lui e la sorellina.
Un paio di giorni di respiro, tra amici vecchi e nuovi. Leo insieme agli altri, sul campo di atletica e in spiaggia. Fino al ritorno a casa, con saluti, abbracci e sorrisi. Una presenza ricca la loro, silenziosamente assordante. Un dono di Leonardo e dei suoi cari, accolti dai presenti  senza sprechi di parole, frasi di circostanza pacche sulle spalle.
E’ bastato accoglierli come si fa tra amici veri. Seguirli, guardarli, ascoltarli.

I giorni sono volati via ma i momenti, le emozioni, gli sguardi, gli insegnamenti e gli abbracci di una settimana così ricca restano.
Doni utili a chiunque per annullare le distanze e  a far sembrare la prossima volta più vicina.

Staff Camp Real Eyes Sport 2021