Se la prima volta a Rio l’emozione e l’entusiasmo per l’esordio alle Paralimpiadi avevano soddisfatto la fame sportiva del canoista paralimpico bolognese Federico Mancarella, la sua seconda volta l’ha marchiato a fuoco lasciandogli in dote una medaglia di bronzo maturata con volontà e determinazione per quattro lunghi anni, tanto lunghi da diventare cinque come realmente è durato l’intervallo tra le Paralimpiadi di Rio e quelle di Tokyo.
Emozioni forti alle quali il ventinovenne atleta tesserato per il Canoa Club Bologna ha aggiunto la medaglia d’argento al mondiale di Coopenaghen, a soli 18 centesimi di secondo dal titolo.
“Gli ultimi venti giorni sono stati davvero un uragano di sensazioni e pensieri – racconta Federico – Appena il tempo di mettere a fuoco la meravigliosa avventura a Tokyo ed ero già in viaggio per Copenaghen dove mi sono messo al collo un’altra medaglia, importante e sudata.
L’aver sfiorato l’oro mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca ma se mi avessero detto a inizio anno che il 2021 sarebbe stato così ci avrei messo una bella firma sopra.
Questi successi sono inebrianti. Avere tra le mani una medaglia paralimpica mi regala una sensazione incredibile. Più la guardo e più mi innamoro. Una medaglia che premia l’impegno e il lavoro di un Team di cui sono fiero, orgoglioso di farne parte”.
Come sempre nell’immediato post paralimpiadi partono a raffica buoni auspici, proclami e battaglie di sensibilizzazione.
“Nell’immediato i riflettori si accendono e tutti parlano di questo mondo così particolare, ma tanto affascinante.
Il mio auspicio è quello che il mondo Paralimpico, per quanto già in continuo sviluppo, possa crescere sempre di più. Mi piacerebbe cambiasse un po’ il pensiero al di là di tutto, che la visione delle persone non fosse a primo impatto, ancora oggi, quella verso dei ‘poverini’.
Ogni atleta paralimpico ha sua storia da raccontare e quindi sarebbe stupendo andare al di là dei pregiudizi.
Il tema ancora da mettere in risalto è la differenza tra il fare sport e lo status di atleta, necessariamente professionista”.
Altro tema che ritorna d’attualità è il premio in denaro, meno della metà rispetto agli olimpici. Più importante parificare o più importante supportare tutti gli atleti nel quadriennio olimpico?
“Il premio in denaro è appunto un premio, non per tutti. Contrariamente a quanto leggo o sento dire, per la verità solo per qualche giorno tra una Paralimpiade e l’altra, capisco la differenza della cifra tra olimpici e paralimpici perchè la concorrenza alle Olimpiadi è di gran lunga maggiore rispetto a quella delle Paralimpiadi. Ma io penso che il vero problema sia quello della seconda parte della tua domanda. E’ il percorso per puntare ad una medaglia che dovrebbe essere maggiormente supportato. Una strada difficile per diversi aspetti: mentale, fisico, organizzativo e non ultimo economico. La nostra Federazione e le società sportive andrebbero maggiormente supportate. Ben venga l’opportunità dei Corpi Militari e di Stato, ma l’obiettivo deve essere quello di crescere atleti di talento dando loro tranquillità e la condizione ideale per diventare campioni.
Servono programmazione e investimenti, non improvvisazione e assistenza”.
In questi successi ci hai messo tanto di tuo ma per quanto riguarda l’aspetto economico e non solo si può dire che la borsa sportiva dell’Associazione Spina Bifida Italia ti ha portato fortuna?
“La borsa sportiva dell’Asbi è stato un supporto fondamentale per poter affrontare questo ultimo anno complicato e difficile. Sono lusingato di essere riuscito a realizzare un sogno e allo stesso tempo far conoscere il mondo Asbi al mondo intero. E’ davvero un onore per me essere un testimonial, insieme alla schermitrice Sofia Brunati, di una realtà impegnata su più fronti in tema di spina bifida. Spero che il progetto borse sportive possa continuare e moltiplicarsi a favore di sempre più giovani determinati a sviluppare passione e talento, per vivere le mie stesse emozioni, le mi stesse gioie alle quali non porre limiti”.
Reclutamento e promozione. La tua medaglia è utile a dar visibilità al movimento canoa che ha bisogno di far crescere i numeri
“Le medaglie portano visibilità a tutto il mondo canoistico e quindi anche alla paracanoa.
In Italia i numeri sono in leggera crescita ma il livello rispetto a quello internazionale è ancora da alzare. Anche in questo caso l’Asbi con la sua presidentessa Maria Cristina Dieci è già sul pezzo per avviare progetti ed eventi di promozione patrocinati dal Comitato Italiano Paralimpico e dalla nostra Federazione con il fine di avvicinare alla canoa come ad ogni altra disciplina sempre più giovani. L’attenzione e la fiducia che ho ricevuto in primis da Maria Cristina è stata la primaria energia che mi ha spinto a darmi una mossa, la consapevolezza di potercela fare. Una energia della quale deve poter beneficiare chiunque trovi la volontà di mettersi in gioco per puntare si alle vittorie sportive ma prima di tutto ad esser padrone della propria vita”.