Mirko Bianchi: “Riavviciniamo l’hockey paralimpico alle grandi città”

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Se l’attività in Patria deve fare i conti con i cronici problemi legati ai numeri ridotti al minimo in tema di atleti e squadre, ogni raduno della squadra nazionale di hockey ghiaccio paralimpico genera, almeno nei protagonisti, entusiasmo e determinazione vitali per mantenere accesa una fiammella assai debole che comunque in un passato non lontano ha donato partecipazioni alle paralimpiadi, ai campionati mondiali e un titolo europeo.

L’ultimo raduno in ordine di tempo la Federghiaccio lo ha organizzato dove tutto ebbe inizio, anche se in quel lontano 2003 il Palaghiaccio di Varese non era in splendida forma come quello attuale completamente ricostruito che verrà inaugurato ufficialmente martedì prossimo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sul ghiaccio tante facce nuove prevalentemente provenienti dall’Alto Adige dove le “Aquile” godono di ottima salute al contrario dell’ “Armata Brancaleone” Lombardia e dei “Tori Seduti” Piemonte ormai ridotte ai minimi termini e costrette a fondersi per dar vita al torneo nazionale a tre che permette al CT azzurro Mirko Bianchi di selezionare gli atleti per affrontare gli impegni internazionali. 

Inutile dire che anche al raduno di Varese, oltre alla sempre presente presidentessa della Polha Varese Daniele Colonna Preti anima dell’Armata Brancaleone Lombardia che organizzò quel primo raduno e quelli a venire caricandosi poi sulle spalle promozione e agonismo dell’ “Armata Brancaleone”, era nell’aria lo spirito del “Chaz”, l’indimenticabile Capitano Andrea Chiarotti,
che in quella prima volta del Para Ice Hockey italiano si presentò in veste di Coach per poi sedersi ben presto invaso com’era di voglia di giocare
.

“Chaz resta nel cuore di tutti noi – conferma Mirko Bianchi – Fu lui ad accogliermi sul ghiaccio a Torino quando da bambino iniziai a giocare a hockey, ancora lui molto tempo dopo ad avvicinarmi al parahockey chiedendomi di allenare i “Tori Seduti” ed a lui che mi ispiro in questa mia avventura alla guida della Nazionale della quale “Chaz” è stato un grande Capitano ma soprattutto figura carismatica inarrivabile per quanto e come ha saputo promuovere questa meravigliosa disciplina aggregando, reclutando e comunicando”.

Pronti via, difficoltà quelle di sempre. Il tuo più che un incarico è una missione

“Varese è stato per noi il secondo raduno stagionale – risponde il CT – Tra difficoltà e cambiamenti siamo comunque partiti e sono molto contento di essere tornato dove non venivo da oltre due anni dopo aver lavorato un anno e mezzo nell’ Hockey Varese come responsabile del settore giovanile giallo nero nello staff di Massimo Da Rin.
Esperienza fantastica. Riguardo al mio incarico si, possiamo parlare di missione ma sicuramente stimolante. Abbiamo dovuto affrontare un necessario ricambio generazionale reso ancor più problematico dalla scarsità dei numeri. I ragazzi sono fantastici per passione e dedizione. Nelle occasioni importanti vanno sempre oltre quello che è lecito aspettarsi da loro, come il quinto posto alle ultime paralimpiadi. 

Ma le uniche difficoltà sulle quali dobbiamo concentrarci sono quelle sul ghiaccio per crescere e migliorarci in ogni occasione”.

La domanda tormentone è la stessa di sempre: come allargare la pratica del Para Ice Hockey in Italia (magari chiamandolo più semplicemente hockey ghiaccio paralimpico…)?

“La situazione del para ice hockey è lo specchio dell’hockey olimpico anch’esso con numeri molto bassi. Tanto più che  il nostro reclutamento è oggettivamente ancor più complicato e forzatamente selettivo perchè chi ha una disabilità agli arti superiori o una lesione spinale alta non è in grado di praticare il nostro sport. Forse una delle strade da percorrere è quella di riportare il para hockey nelle grandi città dove i bacini sono molto più ampi e collegati rispetto a province e valli”.   

La parola “selezione” viene sempre più spesso abbinata a “discriminazione”. Non ti sembra che il “tutti devono fare tutto” sia una ipocrisia che mal rappresenta un tema di moda quanto mal interpretato come quello l’inclusione”?

“Sono d’accordo. La vera inclusione è che tutti, disabili e normo, debbano avere le stesse opportunità di poter praticare una o più discipline sportive che fisico e talento permettono loro di fare”.

Concluso il raduno azzurro, il parahockey è tornato al torneo nazionale con la vittoria delle Aquile Sud Tirolo sull’Armata Brancaleone Lombardi e il triangolare internazionale di Egna con protagoniste ancora le Aquile insieme a Fifh Malmo (Svezia), Olomuc (Rapubblica Ceca) e Valarenga (Norvegia). 

Prossimo step ufficiale dell’Italia Para Ice Hockey è invece in programma a fine novembre in Canada dove gli azzurri giocheranno un torneo i padroni di casa, agli Stati Uniti la Repubblica Ceca. Info: FISG