Real Eyes Sport a Giocampus Estate: “A decidere è il bambino”

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Per i bambini ciechi e ipovedenti e Real Eyes Sport è terminata la settimana trascorsa a Giocampus Estate

Tra i partecipanti, fuori età ma con lo stesso entusiasmo dei più piccoli, c’era anche l’ex bambino Daniele Cassioli.

“Fin dal primo incontro con il Coordinatore di Giocampus Elio Volta e con il Responsabile del Progetto Giocampus Insieme Andrea
Farnese
– racconta Daniele – ho sentito energia e condivisione nel pensare e programmare proposte e attività rivolte ai bambini. In estate al mare e in inverno sulla neve ogni momento con Giocampus è formazione pura, emozioni, crescita. Real Eyes Sport è nata per tutto ciò e sta diventando grande velocemente e su più fronti. L’amicizia,  l’esperienza e la qualità di Giocampus è quanto di meglio si possa trovare in un compagno di strada”.

A Giocampus Estate le giornate sono intensi, senza pause. L’unico dispiacere è quello di dover andare ad un certo punto necessariamente a dormire fermando il moto perpetuo di sensazioni, esperienze ed emozioni racchiuse in sette giorni come ai bambini di oggi, tutti i bambini, capita raramente nell’arco di un anno. Con Giocampus succede da tempo. Un’idea diventata grande a beneficio di di 10.000 alunni di Parma città e sette Comuni della sua provincia che a scuola trovano un “Maestro del movimento”, d’inverno hanno l’opportunità di un camp sulla neve e d’estate ben 14 settimane come quella appena terminata, volata via all’insegna del divertimento e della valorizzazione della diversità.

“Nel nostro Camp Estivo a Parma – racconta il responsabile del Progetto Giocampus Insieme Andrea Farnese – per il secondo anno consecutivo siamo riusciti con Real Eyes Sport a trovare il giusto connubio per trasformare la diversità in una opportunità di crescita. I bambini non vedenti coinvolti si sono cimentati in diverse discipline sportive, laboratori, visite a realtà d’eccellenza come l’Academia Barilla e la Dallara Academy,  confrontandosi con coetanei, mostrando una profonda capacità di adattamento nelle varie situazioni di gioco e nelle dinamiche relazionali”.

Detta così sembra semplice. Sembra sia un qualcosa di naturale che però ancora oggi è naturalmente difficile.

“Pensare se sia facile o difficile porta via energie preziose al fare. Ciò che un educatore può percepire come un ostacolo alle attività da proporre, ad esempio la disabilità visiva di un bambino, deve essere invece uno stimolo per individuare le singole potenzialità  per proporre attività motorie adeguate a stimolare gli apprendimenti di tutti i partecipanti.

Si tratta di un vero e proprio cambiamento culturale che da quest’anno ha investito anche l’Università di Parma dando vita al primo master in Italia intitolato Sport e Inclusione. La diversità, se intesa come efficace risorsa, diviene il veicolo principale per stimolare autonomia, autostima, apprendimenti e relazioni”.

Creando Real Eyes Sport Daniele Cassioli ha voluto ricalcare il suo percorso di bambino cresciuto come tale e non come cieco. Ingordo di sapere, capire, toccare, provare.

“Il significato di un progetto educativo è insito nell’etimologia della parola, dove educare significa tirare fuori.

Pertanto, occorre domandarsi come si può tirare fuori qualcosa da qualcuno se prima non si è potuto depositare niente, se lo stesso individuo è stato privato dell’opportunità di fare esperienza?

La differenza è sempre data dagli stimoli che vengono forniti, in questo caso a bambini con disabilità visiva, in quanto il bagaglio esperienziale permette di aumentare i livelli di autonomia, autostima e il senso di autoefficacia, prerogative cardine per una vita appagante”.

Chi decide cosa e come per combattere la paura del fallimento che il bambino non ha ma che ben presto assorbe dall’adulto?

“Nessuno è in grado di sapere o prevedere quali siano le capacità di un bambino con o senza disabilità. Essendo il sistema nervoso plastico e quindi in grado di modificarsi per tutto l’arco dell’esistenza di un individuo, gli stimoli ambientali che vengono forniti divengono determinanti nello sviluppo di nuove connessioni neurali e, quindi, nell’apprendimento di nuovi compiti, abilità e comportamenti.

In uno degli incontri condivisi con Real Eyes nella mia città, Jesi, proposi a bambini ciechi di saltare  con la corda. Uno dei genitori si avvicinò alla rete di recinzione per sconsigliarmi l’esercizio per il proprio figlio in quanto, oltre alla cecità, il bambino aveva anche una paresi di un arto superiore. A quel punto le soluzioni sarebbero state semplici: cambiare immediatamente gioco evitando che l’intero gruppo sperimentasse il salto con la funicella, oppure adattare un attività solo per il bambino in questione, posizionando la funicella a terra e chiedendo di saltarla. Scelsi la più scomoda: farlo provare. Senza troppe indicazioni, dopo un paio di tentativi insieme al gruppo che intanto si esercitava con più e meno fortune il bambino riuscì a far girare la corda sopra la propria testa tenendo una cima con la mano sana, incastrando l’altra tra le dita della mano offesa.
Con accanto un adulto, cosa e come l’aveva deciso il bambino con una risposta illuminante per i suoi genitori e per tutti noi, operatori e insegnanti”.

Confidando nella concretezza e nello sviluppo della legge che prevede per il prossimo anno scolastico la figura del “Maestro di ginnastica” in 25.000 quinte classi delle scuole elementari italiane, grazie a Giocampus, Parma città e sette Paesi della sua provincia sono esempio e isola felice.   

“La disciplina sportiva e l’attività fisica scolastica sono strumenti essenziali ed efficaci per lo sviluppo di competenze e autonomie. Non dobbiamo lasciare il passo all’inadeguatezza o addirittura all’assenza di stimoli, altrimenti saremmo artefici di aver sviluppato in un bambino con o senza disabilità solo un senso di goffaggine e quindi corresponsabili di un fallimento totale”.

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